
Ieri, all'ingresso della Camera dei deputati, Giovanni Donzelli (nella foto), di Fratelli d'Italia, si è rifiutato di parlare con i giornalisti per via della presenza di Giacomo Salvini. «Finché c'è questo pezzo di merda non parlo», ha esclamato il parlamentare. Salvini, che è un cronista del Fatto Quotidiano, è l'autore di «Fratelli di chat», un testo per cui alcuni esponenti di Fdi hanno annunciato azioni legali. Sono stati presentati esposti tanto al Garante della privacy quanto in Procura.
Un siparietto, il secondo della settimana dopo quello che ha coinvolto Romano Prodi e Lavinia Orefici di Mediaset, tra un politico e un giornalista. Ma l'opposizione questa volta si è scandalizzata, fornendo l'ennesima prova di doppiopesismo.
«Odiano la stampa libera, non tollerano chi li critica e reagiscono con insulti e aggressioni verbali», ha tuonato Barbara Floridia, grillina e presidente della Commissione Vigilianza Rai. Si è alzata sugli scudi anche Italia Viva, con la senatrice Raffaella Paita che ha parlato di una «destra» che «non ha il senso del limite». Stesse argomentazioni da Francesco Bonifazi, deputato del partito guidato da Matteo Renzi. A ruota il Pd, con Filippo Sensi che ha definito le parole del meloniano alla stregua di una «violenza verbale inaudita e gravissima». Toni diversi da quelli usati o non usati nei confronti dell'ex presidente della Commissione europea.
Dopo l'epiteto di Donzelli, i giornalisti presenti nel capannello a ridosso della Camera hanno protestato. E il deputato di Fdi ha replicato, senza dilungarsi troppo: «Non mi metto a discutere, non è il modo, ne parleremo in tribunale». Il riferimento, con ogni probabilità, è proprio agli esposti presentati da Fdi.
Poco dopo, è intervenuta anche la Federazione nazionale della stampa italiana, equiparando il caso Donzelli/Salvini a quello Prodi/Orefici.
La Fnsi li ha posti sullo stesso piano: «Una tiratina di capelli di qua, un pezzo di m di là e all'informazione si continua a mancare di rispetto», ha fatto presente Alessandra Costante, segretario generale della Fnsi. E ancora: «Che sia la giornalista Lavinia Orefici di Quarta Repubblica o il collega Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano, tutti i cronisti hanno diritto di poter esercitare il proprio mestiere in maniera libera e senza censure». Pure il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli ha preso posizione. «Quelli recenti di Prodi e Donzelli non sono episodi isolati, ma il frutto di una tendenza a considerare i giornalisti come nemici e a non rispettare dignità e professione», ha dichiarato.
Interventi che sono arrivati poco dopo le frasi rivolte da Donzelli a Salvini ma ben tre giorni dopo la tirata di capelli dell'ex premier Romano Prodi a Orefici.
Bartoli ha difeso la categoria: «Il nostro compito è quello di garantire innanzitutto il diritto dei cittadini ad essere informati. La simpatia è un requisito che si richiede ad altri mestieri».
All'uscita dalla Camera, Donzelli ha risposto a chi gli chiedeva dell'accaduto. «Normalmente non uso parolacce in pubblico, non mi appartiene, non è il mio linguaggio», ha premesso. Ma si trattava di una «conversazione privata». Per il meloniano, Salvini si è «presentato insieme ad altri colleghi facendo finta che fosse una conversazione privata per provare a riappacificarsi». Quindi - ha chiosato - «confermo tutta la mia disistima nei confronti di un soggetto che ha rubato in modo irrispettoso delle chat per lucrarci». «Spetterà ad altri organi valutarlo», ha concluso.
L'audio del siparietto tra Donzelli e Salvini è stato pubblicato sul sito de Il Fatto Quotidiano.Roberto Saviano, a Otto e Mezzo, ha ribadito la sua convinzione secondo cui per la stampa ci sarebbe un «clima terribile». Ma parlando solo del caso Donzelli.
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