Genova - Genova ha il suo nuovo sindaco. Anzi, un genovese su cinque ha il suo nuovo sindaco. Gli altri quattro si arrangino. Perché Marco Doria è stato eletto con il più basso numero di voti mai visti: 114mila su 503mila disponibili. E soprattutto perché la sua prima dichiarazione è stata quella di prendere le distanze dai concittadini «nemici»: «Ringrazio tutti quelli che mi hanno votato e tutte quelle migliaia di persone che mi hanno sostenuto fin dalla candidatura alle primarie». Una frase incompleta? Macché, il neo sindaco conferma esattamente quel che voleva dire: «Un intellettuale che stimo, Maurizio Maggiani, mi ha chiesto di non dire la solita frase banale sul fatto di essere il sindaco di tutti - ribadisce - voglio rassicurarlo. Non sarò il sindaco di tutti». Poi, il candidato che finora non aveva mai risposto alle domande per evitare imbarazzi si rende probabilmente conto di aver fatto la prima gaffe da sindaco. E aggiunge: «Non voglio essere il sindaco di ladri, corrotti e corruttori, disonesti ed evasori fiscali».
Non scappa neppure un sorriso al professore di storia che ha rischiato di fare la storia di «Genova la Rossa». Perché ieri le urne lo hanno tranquillizzato regalandogli una vittoria con il 59,7% contro il 40,3% del suo sfidante Enrico Musso. Ma gli hanno anche fatto presente che dovrà governare ben sapendo di essere fin da subito il sindaco meno amato dai cittadini. Mai nessuno infatti aveva portato il centrosinistra così in basso da queste parti. I precedenti elettorali dicono che Beppe Pericu, nel 2002, era diventato sindaco con 210mila voti; che Marta Vincenzi era scesa a 158mila e che ieri Marco Doria è riuscito persino a far peggio di se stesso, chiudendo a 114.245 voti. Cioè 13.194 in meno di quelli raccolti due settimane fa.
«L’astensione c’è stata al primo turno, e c’è stata al ballottaggio, come era prevedibile - ha provato a giustificarsi Marco Doria - non è un dato positivo per la democrazia questa disaffezione di molti cittadini, anche se è spiegabile, comprensibile». Sì, in effetti Genova ha raggiunto un nuovo record, chiudendo i seggi con appena il 39,08% dei cittadini al voto. Ma il «marchese rosso» non può fingere di non sapere che il suo sfidante, Enrico Musso, sostenuto solo da una sua lista civica, partiva dal 15% di due settimane fa ed è stato invece capace di raddoppiare i suoi consensi. Di portare alle urne (e dalla sua parte) ben 77.084 genovesi, rispetto ai 39.551 del primo round. Quindi la scusa della disaffezione non regge anche se, come rilevato dallo stesso Musso, «in queste elezioni hanno perso soprattutto coloro che hanno scelto di non votare».
Di certo, queste amministrative hanno visto anche la sconfitta del Pdl. Battuto, messo in riga oltreché che da Doria e Musso, anche dal «Movimento 5 Stelle» che ha solo sfiorato il ballottaggio. E questo voto ha dimostrato come i cittadini di centrodestra scelgano anche e soprattutto un candidato che consenta loro di identificarsi. Musso, senatore uscito dal Pdl dopo essere stato lo sfidante «ufficiale» di Marta Vincenzi scelto dal partito nel 2007, al secondo turno ha saputo raccogliere più della somma aritmetica dei voti suoi e del Pdl, confermando di aver catturato buona parte dei consensi della Lega, nonostante indicazioni precise di astensionismo dei leader, e probabilmente degli stessi grillini. Quest’anno il Pdl aveva invece scelto il proprio candidato all’ultimo secondo utile, non consentendo a Pierluigi Vinai la possibilità di farsi conoscere.
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