Da una settimana, da quando lo scandalo dei dossieraggi partiti dall'interno della Direzione nazionale antimafia e approdati a giornalisti amici, diretti quasi soltanto contro esponenti del centrodestra, era esploso e si era allargato a dismisura, si attendeva la voce del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli si è preso i suoi tempi, ha approfondito, e soprattutto ha atteso le deposizioni in Parlamento, davanti alla Commissione Antimafia e a quella di controllo sui servizi segreti, del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e del capo dell'ufficio che sta indagando sullo scandalo, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone. E stamattina Nordio tira le somme, con una dichiarazione durissima in cui denuncia un sistema illecito che dura da anni, e propone una commissione parlamentare d'inchiesta sui dossieraggi. Una indagine affidata al Parlamento, per accertare - con gli stessi poteri di una indagine giudiziaria - come sia potuto accadere che a ripetizione siano state violate per fini oscuri banche dati che dovevano restare segrete, e come sia stato possibile che alcuni giornali siano stati alimentati in continuazione con materiale carpiti illecitamente. Siamo, dice il ministro, "al punto di non ritorno". E non a caso indica come suo interlocutore, nella convinzione della necessità di una commissione, il collega della Difesa Guido Crosetto: proprio colui che per primo denunciò di essere vittima di dossieraggi, dando il via all'inchiesta che ha portato all'incriminazione del pm antimafia Antonio Laudati e del sottufficiale della Finanza Pasquale Striano.
"Ovviamente - dice Nordio - il ministero della Giustizia è estremamente attento a quanto è stato riferito in questi giorni soprattutto nelle audizioni. Le parole usate dal collega Cantone sono state estremamente forti e dopo queste valutazioni credo sia necessario fare una riflessione molto, molto, molto profonda sulle violazioni dei diritti individuali alla riservatezza. Queste violazioni sono già state fatte nel passato attraverso la diffusione talvolta illegale, talvolta semplicemente imprudente di intercettazioni che hanno vulnerato la personalità di chi vi è stato sottoposto, io le ho sempre denunciata questa ciriticità, lo faccio da vent'anni. credo che abbiamo raggiunto il punto cruciale, forse di non ritorno; e che sia necessaria una profonda riflessione che dovrebbe esser non solo normativa ma anche politica.
Ieri ho avuto un incontro informale col ministro della difesa Crosetto a questo punto si deve riflettere sulla necessità una commissione parlamentare d'inchiesta con poteri da inquirente per analizzare un avolta per tutte questa deviazione che si era già rivelata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso è diventata ancora più seria".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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