Quella famosa luce in fondo al tunnel vista e annunciata mesi fa dal premier Mario Monti stenta ad apparire. A dirlo è il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, secondo cui "l'inflazione è scesa ancora" e la previsione di ripresa nel secondo semestre "è ancora soggetta a rischi".
Rischi che rimangono ancora alti e che "includono la possibilità di una domanda interna più debole del previsto e di una lenta o insufficiente implementazione delle riforme strutturali nell'area euro. Questi fattori hanno la potenzialità di danneggiare il miglioramento della fiducia e quindi rinviare la ripresa".
Oltre al capitolo economico, a chi gli chiedeva in conferenza stampa della presunta telefonata nella quale avrebbe dissuaso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dal rassegnare le dimissioni l'ex direttore della Banca d'Italia ha risposto in modo secco e perentorio: "Quando riceviamo telefonate, rispondiamo; per il resto non rilascerò commenti sulla situazione dell’Italia".
Insomma, pare assodato che fu il capo dello Stato a chiamare Draghi nel momento di massima tensione. Era stato il Corriere della Sera a dare un resoconto del colloquio telefonico tra i due. Draghi e Napolitano avrebbero parlato della situazione politica italiana e il presidente della Bce avrebbe invitato il Colle a non abbandonare la nave evitando così "rendere il Paese del tutto acefalo, con un governo dimissionario, un parlamento incapace di esprimere una maggioranza e ora anche un capo dello Stato che lascia".
Gli investitori italiani ed esteri che ogni settimana finanziano il Tesoro, le banche e le aziende del Paese, non capirebbero".Lo stesso giorno della pubblicazione del resoconto del Corsera, il Quirinale ha smentito il contenuto della telefonata. Che però di sicuro è avvenuta.
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