Roma - Partiti con un ultra ottimistico San Bernardo (il 12 marzo), passati per San Matteo (21 settembre); finiremo se tutto va bene a San Agilulfo, di nuovo fine marzo, ma del 2015. E partirà la lettera di messa in mora da parte di Bruxelles. Con la restituzione dei debiti della Pa - nonostante la disponibilità europea a concederci margini di debito per farla - il governo di Matteo Renzi ha ingranato la marcia ridotta. Dal discorso di insediamento del febbraio scorso, quando il premier promise la totale liquidazione dei buffi delle amministrazioni pubbliche nel giro di quindici giorni, si è arrivati all'ammissione recente del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. «È presumibile pensare che con i nuovi meccanismi, la gran mole del debito verrà pagata entro i primi tre mesi del 2015».
L'esecutivo, che sullo stile veloce e il piglio decisionista ha fondato la propria identità, festeggia il primo anno di ritardo sulla prima promessa. Uno smottamento graduale, ma inesorabile, che ha fatto infuriare istituzioni europee e imprenditori, piccoli e grandi.
Già a marzo, un mese dopo l'insediamento del governo, la restituzione dei debiti fu affidata non a un decreto come previsto, ma un disegno di legge. Provvedimento con iter più lungo e incerto. Scelta non dovuta alla ricerca di una maggiore collegialità (nessuno è contrario alla restituzione dei debiti della Pa). «È evidente e chiara la volontà politica, il ministero dell'Economia non vuole pagare i debiti Pa», spiegò Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, firmatario (e promotore) della lettera con la quale il governo europeo concesse all'Italia il via libera alla restituzione, perlomeno dei 90 miliardi di euro stimati dalla Banca d'Italia.
Nonostante la corsia lenta, il premier ostentava ottimismo e annunciava lo sblocco «immediato e totale dei debiti della Pa: 22 miliardi già pagati e 68 miliardi che pagheremo entro luglio». Poco dopo la rettifica e la lunga serie di riferimenti onomastici. Teatro, Porta a porta: «Il 21 settembre, a San Matteo - spiegò a Bruno Vespa - ultimo giorno d'estate, se abbiamo sbloccato tutti i debiti della Pa, lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario». Delusione tra gli industriali. Per Giorgio Squinzi di Confindustria «andavano pagati il 23 di aprile per San Giorgio, non a San Matteo».
Tajani rincarava la dose: «Preferisco Sant'Antonio a San Matteo per una serie di motivi: perché arriva prima di San Matteo e poi perché proteggeva i poveri. Mi auguro che il governo paghi entro il 13 giugno tutti i debiti della Pubblica amministrazione».
Qualche giorno fa l'ammissione di Delrio: il grosso della
restituzione avverrà nel 2015. «L'Italia non rispetta le regole, la mia impressione è che non voglia pagare le imprese», ha commentato Tajani. Inevitabile la lettera di messa in mora, primo passo della procedura di infrazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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