E sulla giustizia Ncd non sa con chi stare

Dopo il sì alla responsabilità dei giudici, gli alfaniani mandano messaggi a destra e a sinistra

E sulla giustizia Ncd non sa con chi stare

Roma - Riflessi pavloviani di un'antica appartenenza al berlusconismo? Opportunismo politico? Segnali di fumo al premier Renzi? È difficile interpretare autenticamente le sortite sul tema giustizia effettuate ieri da alcuni esponenti del Nuovo centrodestra perché grande è la confusione sotto la tenda del leader Alfano e, quindi, ogni spiegazione è in sé legittima.
Ha iniziato Fabrizio Cicchitto. «Ci auguriamo che la questione della responsabilità civile dei magistrati venga affrontata al Senato senza una sorta di genuflessione all'Anm», ha dichiarato sottolineando che l'associazione dei magistrati «non può pretendere di comandare il Parlamento». Sembrava di risentire l'eco del Cicchitto di una volta, quello che era capogruppo alla Camera del Pdl e rispondeva colpo su colpo alle intemerate delle Procure nei confronti del Cavaliere. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Antonio Leone. «Far pagare a un magistrato i propri errori gravi non lede in alcun modo l'autonomia della magistratura», ha detto ricordando la responsabilità civile «è una vecchia battaglia del centrodestra, quindi sono il primo a essere d'accordo».
Rilanciare la questione della riforma della giustizia proprio il giorno successivo alla débâcle della maggioranza a Montecitorio non è un fatto casuale. Con queste prese di posizione le «vecchie volpi» di Ncd hanno lanciato un monito all'ex sindaco di Firenze a non tirare troppo la corda. Il deludente risultato elettorale ha reso praticamente irrilevante la nuova formazione di Alfano la cui unica ragion d'essere è quella di tenere in vita lo stesso esecutivo. Così, sulle riforme istituzionali, il presidente del Consiglio ha scavalcato i suoi alleati che si trovano scoperti sul fronte esterno della maggioranza oltre a mancare di compattezza all'interno.
Non a caso Nunzia De Girolamo ha invitato Renzi a «tenere dritta la barra del suo partito e di conseguenza del governo». Ed evitare «giochi di palazzo che potrebbero portare a una maggioranza pasticciata». Insomma, la completa sintomatologia della crisi di nervi dell'attuale Ncd. Da una parte, gli elementi più responsabili - come la stessa De Girolamo - che, fedeli alla parola data, cercano comunque di non perdere l'ancoraggio nel campo del centrodestra. Dall'altra, le individualità già pronte a mollare gli ormeggi verso una collocazione stabile nel centrosinistra come Naccarato, in procinto di dare il via a una «diaspora» verso il Pd.

In mezzo si trova Alfano per il quale la prospettiva più concreta (sebbene non del tutto graditissima) è quella di fare gruppo unico con l'Udc e gli altri «naufraghi» di centrodestra della fu Scelta Civica.
Ecco perché i moniti di Cicchitto e di Leone non sono univocamente definibili come prologhi a una riforma della giustizia. Piuttosto sono messaggi in bottiglia.

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