Ne ha davvero per tutti Matteo Renzi. Nel mirino del premier sono finiti dirigenza, sindacati, conduttori e direttori. È stato, infatti, un attacco a 360 gradi contro mamma Rai quello arrivato ad appena due giorni dalla proclamazione dello sciopero, fissato per l’11 giugno da parte di tutte le sigle sindacali e destinato a finire martedì sotto la lente dell’Autorità di garanzia che ne valuterà la legittimità. Il premier ha infatti scelto di cavalcare l’onda, convinto che anche i cittadini siano dalla sua parte. "Una polemica incredibile - ha sostenuto ieri al Festival dell’Economia di Trento - se avessero annunciato lo sciopero prima delle elezioni, invece del 40,8% avrei preso il 42,8%". D’altronde, sono in molti a ritenere che il battibecco di qualche settimana fa a Ballarò con Giovanni Floris proprio sulla Rai gli abbia fruttato un bel gruzzolo di voti.
"Invece di riflettere sulla qualità del servizio pubblico, mi pare si sia scelta un’altra strada, con conduttori che fanno domande assumendo le parti dell’azienda - ha attaccato Renzi - vogliono fare sciopero? Lo facciano, poi andiamo a vedere quanto costano le sedi regionali. È umiliante questa polemica sullo sciopero, quando nel paese reale tutte le famiglie tirano la cinghia". Ma quanto costano le sedi regionali della Rai? E soprattutto: a cosa servono? A fare i conti in tasca ai vertici di viale Mazzini ci ha pensato Repubblica che, in un articolo di Matteo Pucciarelli, ha spulciato i conti delle 21 sedi e delle 24 redazioni che sono sparse lungo tutto lo Stivale. "Le redazioni regionali non producono solo tre tg al giorno, ma tre telegiornali, due giornali radio, gli appuntamenti quotidiani della mattina Buongiorno Regione e Buongiorno Italia, un tg scientifico quotidiano, un settimanale, diverse rubriche quotidiane e settimanali a trasmissione nazionale, cui vanno aggiunti tutti i servizi che ogni giorno vengono prodotti per i tg nazionali", si affretta a chiarire l'Usigrai. Che snocciola subito alcuni numeri: "Da Milano, Torino e Napoli arrivano oltre 12mila pezzi all'anno. In sintesi, la TgR produce 8.500 ore tv e 6.200 radiofoniche".
Ma a quale prezzo? Carissimo.
Solo l'edizione di mezzanotte costa 4 milioni di euro all'anno di personale. E non è che la punta di un iceberg la cui entità è sempre più difficile da definire. Perché sprechi chiamano sprechi. Si prendano, per esempio, le sedi contro cui si è più volte schierato Renzi. Solo di manutenzione edile e solo per quattro città (Milano, Torino, Roma e Napoli) vengono sborsati 9 milioni e 590mila euro ogni tre anni. Per far fronte alla pulizie, invece, escono 36 milioni di euro in quattro anni. Cifre da capogiro che potrebbero essere contenute, a detta del premier, se le sedi venissero accorpate. Ma da dove partire? Dalle corrispondenze esetere che contano undici redazioni? Chiudere, per esempio, gli uffici di Nairobi o evitare di riaprire Istanbul? O, ancora, riassorbire la redazione slovena di Trieste o quella ladina di Bolzano? O accorpare le due sedi sarde, Cagliari e Sassari? Ogni ipotesi va, tuttavia, interessi particolari che si affrettano a bloccare il restyling. Si prenda la Sardegna, tanto per fare un esempio. Alla sede di Sassari, polo di riferimento per politici come Francesco Cossiga, Antonio Segni e Enrico Berlinguer, sono rimasti a lavorare solo sette persone in una struttura di 1.100 metriquadri. Eppure il Pd non vuol sentir ragioni. "Sassari - spiega il senatore (sassarese) Silvio Lai - ha la specificità di essere la provincia più vasta d'Italia spesso interessata a eventi internazionali".
La Sardegna non è certo l'unica regione a sprecare. La sede fiorentina, voluta dal democristiano Ettore Bernabei, vanta un palazzo da 18mila metriquadri disegnato dall'architetto Italo Gamberini. "Oggi ci lavorano 132 persone - calcola Repubblica - calcolatrice alla mano, fanno 136,4 metri quadrati a testa. Un appartamento di tutto rispetto per ognuno, volendo". A Genova, invece, la sede è in grattacielo di 12 piani praticamente vuoto: appena tre sono realmente occupati.
A tutti questi sprechi vanno, infine, ad aggiungersi i maxi stipendi di giornalisti e dirigenti dislocati da Roma: oltre allo stipendio portano a casa tremila euro al mese per l'affitto dell'appartamento e 700 euro settimanali per la trasferta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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