Anche una persona stravagante come Elton John può dire cose sensate senza ricorrere al paroliere di fiducia. La 65enne popstar inglese teme per l'integrità mentale del piccolo Zachary, figlio di una sola metà del cielo, di una cosiddetta famiglia arcobaleno. Il bimbo ha solo 20 mesi, ma tra un po' potrebbe domandarsi dove diavolo sta la mamma, lui che vive con due papà. Sembra quasi pentirsi della scelta di vita, Elton, che ha fatto sapere di voler vivere lontano dai clamori, dai casini dei social network, lui che non sa usare nemmeno il computer: «Credo che Zac avrà un infanzia difficile in cui dovrà affrontare l'omofobia di larghe fette della società e portare il peso del nome di suo padre». Dubbio lecito e, pare, canzone in arrivo.
Il cantante, dal 25 dicembre 2010 è divenuto legalmente il padre assieme al 49enne regista canadese David Furnish del bambino, avuto affittando l'utero di una donna americana. Gioie e dolori. «Immagino già che a scuola altri bambini gli diranno: Vergognati, tu non hai una mamma!. C'è ancora tanta omofobia in giro che durerà fino a quando una nuova generazione di genitori non smetterà d'inculcarla ai figli». Per la star si profila più lavoro tra le mura domestiche che tra quelle degli studios: «Zachary mi chiama daddy e David papa. Per lui è naturale, ma un giorno, quando comprenderà, mi guarderà come si guarda a un pazzo scatenato». Un pazzo scatenato che ha anche un nome grosso così, fardello non da poco. «Essere figli di artisti celebri è una palla al piede. Per lui sarà difficile farsi strada, ma credo che la musica giocherà un grande ruolo nella sua vita». Già, il piccolo Zac si sta appassionando alla classica, il papà famoso lo sta introducendo a Mozart, Chopin e Beethoven. Ha arredato una stanza tutta di legno con un impianto stereo da 20mila sterline, valvole e grossi woofer per far sentire tutte le vibrazioni dei titani della musica: piccoli passi, grande avvenire. Ma i dubbi sul figlio prossimo complessato sembrano svanire al cospetto di certo universo femminile. «Madonna? Sembra una spogliarellista, sta rovinando la musica e comunque è finita, altre grandi come Dusty Springfield e Amy Winehouse hanno pagato a caro prezzo la loro insicurezza cronica, poverette. Ed è una tragedia».
Cerchiamo di fare chiarezza. Questo tipo di famiglie anomale, tecnicamente «nuclei omogenitoriali», adattamento dal francese homoparentalité, per l'anagrafe italiana non esistono. Punto. La legge li ignora, la Chiesa li condanna, le istituzioni li osteggiano. Però crescono.
Nel nostro paese il 17,7 per cento degli omosessuali e il 20,5 per cento delle lesbiche con più di 40 anni ha uno o più figli, e il 49 per cento delle coppie omosessuali dichiara di voler diventare genitore, un vero e proprio gayby boom, come lo hanno definito i sociologi americani, un boom di bambini nati dalle unioni gay. Bimbi destinati a soffrire. Secondo il dottor Giuseppe Di Mauro, avranno problemi di salute e psichiatrici. Il presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale è solo l'ultimo in ordine cronologico a esprimere un parere incauto ma non così raro quando si parla di figli (adottati o meno) di genitori dello stesso sesso.
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