La solita stampa di sinistra: adesso rosica per il successo della Meloni negli Usa

Sono i sempre i soliti. Repubblica, Stampa e Fatto fanno a gara per attaccare la premier. E anche all'estero la stampa progressista non è da meno

La solita stampa di sinistra: adesso rosica per il successo della Meloni negli Usa

L'incontro di Giorgia Meloni con Joe Biden alla Casa Bianca non è stata esattamente digerita da tutti. Sia in Italia sia negli Stati Uniti la stampa di sinistra ha sofferto un po' di bile nell'assistere al faccia al faccia tra il premier e il capo degli Usa. Repubblica, Stampa e il Fatto Quotidiano vanno volentieri a braccetto con altri quotidiani pubblicati dall'altra parte del mondo, come il Washington Post e il Seattle Time.

Repubblica va all'attacco

Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari chiama a servizio Charles Kupchan, l'ex consigliere di Obama per fornire consigli a Biden sul come a tenere a bada Meloni: "Biden ha fatto bene a invitare Meloni, perché le sfide geopolitiche impongono di collaborare. Ma deve parlare pubblicamente delle divergenze sull'agenda domestica, per chiarire che l'alleanza con gli Usa dipende anche dai valori comuni", sostiene nell'intervista a Repubblica, invitando il capo della Casa Bianca a diffidare della premier di destra.

Per confermare il concetto il giornale diretto da Molinari dedica una pagina intera con questo titolo: "L'America sta sbagliando a legittimare l'estrema destra". A scriverlo è David Broder, storico inglese esperto di comunismo italiano e francese. Il suo intervento è totale livore anti-Meloni. "La visita a Washington suggella il suo status (di Giorgia Meloni ndr) di membro apprezzato della comunità internazionale. Ma la storia di un’agitatrice populista diventata pragmatica trascura un aspetto importante: ciò che sta accadendo in Italia". L'articolo viene corredato da "gustosissimi" dettagli che, tra l'altro, manipolano lo svolgimento reale dei fatti. "Il governo Meloni ha dedicato i suoi primi mesi ad accusare le minoranze di minare la triade Dio, patria e famiglia; con conseguenze pratiche disastrose per i migranti, le Ong le coppie omogenitoriali. Altrettanto preoccupante è l’impegno nell’indebolire la legislazione contro la tortura;riempire la Rai di personaggi fedeli al governo e riscrivere la Costituzione per aumentare il potere esecutivo. Il governo Meloni non è solo nativista, ma ha anche una robusta venatura autoritaria".

La bizzarra interpretazione dell'Annunziata

La Stampa affida invece a Lucia Annunziata un lungo articolo dal titolo "Meloni Giano bifronte". Ovvero: "L'equilibrismo internazionale della premiere double-face". La giornalista, reduce dall'annuncio del suo addio alla Rai con accuse fortissime nei confronti del governo sminuisce alcune frasi della Meloni, come: "Molte cose stanno cambiando attorno a noi Ma c'è qualcosa che altri non avevano previsto: che il mondo Occidentale è unito. E vuole difendere un mondo basato sulle regole. Perché in un mondo senza legge internazionale vivremmo nel caos e chiunque ha un potere militare può pensare di invadere il proprio vicino. Non è il mondo in cui vogliamo vivere. Vogliamo vivere in un mondo basato sul rispetto e la libertà". Per Annunziata questo discorso viene definito "doubleface", scrive l’editorialsita. "La perfetta espressione del luogo sulla mappa delle relazioni internazionali in cui si trova in questo momento la premier e l’Italia con lei. Un luogo spendibile a destra come a sinistra: dipende da cosa volete sentire e vedere. Un ipotetico luogo costruito a misura di e su un politico che è un Giano Bifronte: con una collocazione nelle questioni internazionali, e un’altra nella politica nazionale". In sostanza, per l'ex conduttrice di Mezz'ora in più Meloni non conta tanto per il suo "peso" specifico, ma quanto per la sua capacità di essere leale. Un giudizio assolutamente "serenissimo" e privo di pregiudizi personali.

Il Fatto di Travaglio contro la premier

E il Fatto Quotidiano? "Meloni in ginocchio da Biden". Probabilmente Salvatore Cannavò non ha ascoltato esattamente quello che Biden ha dichiarato nella conferenza stampa al termine dell'incontro: "Gli Stati Uniti attendono con ansia la leadership italiana del G7 nel 2024. Ansioso di portare avanti quell'ambiziosa agenda. Che aumenterà gli sforzi per accelerare la transizione verso l'energia pulita e per affrontare le sfide globali più urgenti: tra cui la crisi climatica, la povertà, l’insicurezza alimentare; la sicurezza economica, le forniture di minerali critici e la migrazione; impegnandosi ulteriormente nel dialogo e nella cooperazione su tutti questi temi con i Paesi in via di sviluppo, in particolare con i Paesi africani". Il concetto è chiaro: il desiderio di collaborare degli Usa al Piano Mattei, lanciato da Meloni, c'è tutto. E questa sarebbe una Meloni "in ginocchio"?

I commenti della stampa americana

Non sono da meno i giornali statunitensi. Il Washington Post e The Hill, in coro, rimproverano Biden di avere dei buoni rapporti con esponenti "estemisti di destra".

Il Seattle Time punta tutto sulla presunta "pessima gestione dell'immigrazione" del governo italiano, mentre - ovviamente immancabile - il tweet d'insulti di Rula Jebreal pochissime ore prima del faccia a faccia Meloni-Biden è come al solito piuttosto "lucido": "Quando il primo ministro italiano di estrema destra Meloni incontrerà il presidente Usa oggi, ricorderrà la sua difesa di Putin, definendo Obama il peggior capo di stato americano, facendo pressioni contro le sanzioni, attaccando la politica estera del presidente Biden alla vigilia della guerra in Ucraina e appoggiando i fascisti americani ed europei". Ma, del resto, tutto ci si può concedere pur di aggiudicarsi il trofeo ufficiale dei "rosiconi".

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