Le falsità della sinistra sul decreto lavoro

Il testo del dl lavoro uscirà lunedì 1 maggio, ma l’opposizione ha già iniziato la campagna per denigrare il governo basandosi su bozze, voci e indiscrezioni. Un classico dei compagni: la critica a prescindere

Le falsità della sinistra sul decreto lavoro

Governo al lavoro sul decreto lavoro: sul piatto 3,4 miliardi per tagliare il cuneo fiscale e ridare fiato al lavoro, alle famiglie e alle imprese. In vista del confronto di domenica 30 aprile con i sindacati – già sul piede di guerra – l’esecutivo deve fare i conti con gli assalti della sinistra. Sì, perché l’opposizione senza contenuti ha deciso di sfoderare una delle sue armi preferite: la critica a prescindere. Senza reali motivazioni, se non qualche indiscrezione circolata e relativa alle bozze, tanti compagni hanno puntato il dito contro la squadra del premier Meloni. La realtà dei fatti è un’altra: il testo sarà disponibile solo dopo il Consiglio dei ministri di lunedì 1 maggio, il resto è fuffa per chi cerca un po’ di visibilità.

Le inutili polemiche della sinistra sul decreto lavoro

Tra gli ultimi esponenti di sinistra a lanciare l’assalto al decreto lavoro troviamo Francesco Boccia. Intervistato dal Corriere della Sera, l’assistente civico di Elly Schlein ha parlato di “decreto provocazione”, bollando il taglio sul cuneo fiscale come “niente di serio” e stroncando l’assenza di determinate misure. Un’analisi seria – dal suo punto di vista – nonostante l’assenza di dati reali, concreti, veri, se non voci e indiscrezioni sulle bozze del decreto. Per i compagni di Alleanza Verdi Sinistra – che hanno candidato Soumahoro – si tratta di una nuova deregulation in un mercato del lavoro pervaso da forme di precarietà:“Qui si continua a fare regali a chi ha privilegi e sottrarre tutele e diritti a tutti gli altri”, il j’accuse di Marco Grimaldi. Al coro di polemiche inutili si è unito ovviamente il Movimento 5 Stelle: “Più che decreto Lavoro, come propagandisticamente lo definisce il Governo, andrebbe chiamato decreto Precariato”, l’affondo della deputata Alessandra Todde.

La rabbia dei consulenti del lavoro

Il governo è abituato alle polemiche strumentali, legate più alla ricerca di visibilità che a un confronto serio. Ma certe polemiche hanno coinvolto anche le categorie, a partire dai consulenti del lavoro. Sul Fatto Quotidiano il giuslavorista Vincenzo Martino ha puntato il dito contro l’esecutivo poiché il decreto lavoro consentirebbe di scavalcare la contrattazione collettiva, affidando la certificazione dei contratti a termine anche ai consulenti del lavoro, che "lavorano per le aziende e, quindi, offriranno il proprio nulla osta a pagamento’.

L’ennesima filippica per demolire un testo – quello del decreto lavoro – che nessuno ha mai letto, come evidenziato dal presidente dell’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro, Dario Montanaro: “Sorprende che professionisti esperti di chiara fama, solo per appartenenza politica e pregiudizio ideologico, possano esprimere valutazioni false, gravi ed offensive, senza neanche preoccuparsi di verificarle . Non ci sarà alcun regalino ad una categoria professionale che si è sempre distinta per professionalità e indipendenza, offrendo la propria consulenza a datori di lavoro e lavoratori nel pieno rispetto delle leggi in vigore.

Assumeremo quindi - conclude Montanaro - ogni opportuna iniziativa per la tutela della categoria, non tollerando ulteriormente forme di attacco gratuito all’onore e alla reputazione dei Consulenti del lavoro”.

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