Fascismo immaginario: dieci anni di falsi allarmi sotto elezioni

Prima contro Berlusconi, oggi contro Meloni. La sinistra ha sempre agitato la retorica della democrazia in pericolo in prossimità delle elezioni, trasformando l'antifascismo in un argomento di propaganda

Fascismo immaginario: dieci anni di falsi allarmi sotto elezioni
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Dieci anni di fascismo immaginario. Di falsi allarmi a orologeria contro l'onda nera che non c'è. L'ossessione della sinistra per l'inverosimile ritorno delle camicie nere è in realtà ben più antica, ma negli ultimi due lustri ha raggiunto inesplorate vette di tendenziosità. In questo lasso di tempo, infatti, i progressisti e i loro corifei hanno puntualmente agitato la retorica della democrazia in pericolo in prossimità delle elezioni, trasformando l'antifascismo militante in un logoro argomento di propaganda. Accadeva prima contro Silvio Berlusconi, che di fascista non aveva un bel nulla, e accade ora contro Giorgia Meloni, che il ventennio mussoliniano lo ha solo studiato sui libri di scuola.

Fascismo immaginario, il déjà-vu

Così, i recenti appelli di sinistra sui presunti rischi di autoritarismo appaiono come un déjà-vu. Già alla vigilia delle europee del 2014, infatti, i compagni strillavano contro l'onda nera immaginaria e soffiavano sulle braci della paura. "Assalto all’Europa, nazionalisti ed estremisti a caccia di voti anti-Ue", titolava il Fatto Quotidiano, paventando improbabili rigurgiti reazionari e neofascisti ai danni del Vecchio Continente. In realtà, quella volta a primeggiare nel nostro Paese fu il Pd allora guidato da Renzi e a Bruxelles i moderati del Ppe si confermarono la prima forza politica. Del fascismo, nemmeno l'ombra. Eppure, come se nulla fosse, i progressisti tornarono alla carica con le medesime argomentazioni anche quattro anni dopo, quando in Italia si votava per il rinnovo del Parlamento.

La lezione di Berlusconi

Nel febbraio 2018, a meno di un mese dal voto, Berlusconi andò ospite da Fabio Fazio e quest'ultimo attaccò il disco: "Pare ci sia difficoltà a dichiararsi antifascisti. Lei invece può dirlo tranquillamente?". Il Cavaliere ovviamente non si fece trovare impreparato. "ll fascismo è morto e sepolto, è storicizzato", spiegò senza fatica, smontando anche i tentativi di strumentalizzazione del folle e isolato gesto che in quel periodo un uomo aveva compiuto contro sei persone di origine africana a Macerata. A dieci anni di distanza, non è cambiato nulla e la sinistra continua a distribuire arbitrarie patenti di antifascismo sulla base dei propri criteri. Chi non li asseconda, viene additato con sospetto.

Annunziata vs Meloni

Ma torniamo all'emblematica cronistoria. Maggio 2019, l'Italia si appresta ad andare alla urne sia per le europee sia per le amministrative e dall'area progressista - a pochi giorni dal voto - scatta la manfrina del pericolo fascista alle porte. Lucia Annunziata (oggi capolista del Pd al Sud alle prossime europee) intervista Giorgia Meloni su Rai3 e a un tratto le chiede: "Il fascismo sta ritornando ed è appoggiato anche da lei?". La leader di Fratelli d'Italia fa un profondo respiro, poi stende l'interlocutrice con una replica che ancora oggi appare attualissima: "No non sta ritornando, il fascismo scatta con la par condicio, Annunziata. Avete tirato fuori lo spettro del fascismo a quaranta giorni dalle elezioni. Finita la campagna elettorale, il fascismo non c'è più. Penso sia ridicolo e triste che, quando vengo qui, non mi si faccia mai una domanda sui miei programmi perché mi si vuol far parlare di storia".

Il teorema della "Lobby nera"

L'antifascismo a orologeria era scattato anche prima delle amministrative nell'ottobre 2021. A pochi giorni dal voto, Fanpage e Piazzapulita lanciarono l'inchiesta giornalistica sulla presunta "Lobby nera", avanzando pesanti ombre sulla condotta di alcuni politici di centrodestra, in particolare di Fratelli d'Italia. "Tutto quello che c'è nell’inchiesta non è possibile sia smentito", aveva scandito Corrado Formigli, rivendicando in tv la scelta di trasmettere quel reportage sotto elezioni. Ebbene: la vicenda, sfociata in un'indagine giudiziaria, è stata poi archiviata dai magistrati come richiesto dalla Procura. Inutile però piangere sul fango versato.

L'ossessione rossa continua

L'apoteosi la si raggiunge del 2022, a ridosso delle elezioni che portarono Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Da sinistra si sollevano previsioni apocalittiche rispetto al possibile trionfo elettorale della leader di Fdi, descritto dai progressisti come pericoloso per la democrazia.

"La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche", spiega Meloni in un video prima del voto, cercando di stroncare quella capziosa narrazione. Tutto inutile: la fissazione dei compagni per il fascismo immaginario prosegue ancora oggi e, a quasi un mese dalle prossime elezioni, viene di nuovo agitata con ostinata faziosità.

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