La lettera del premier
Caro Feltri, solo poche righe a commento del suo articolo di ieri sull’utilizzo del volo di Stato da parte del presidente della Camera, Laura Boldrini, e del suo compagno, VL. Com'è ampiamente noto, entrambi hanno volato con l’aereo della Presidenza del Consiglio per partecipare a Johannesburg alla cerimonia in memoria del presidente della Repubblica Sudafricana, Nelson Mandela. Come forse è meno noto, il viaggio non ha comportato alcun alloggio in albergo, visto che entrambi i pernottamenti sono avvenuti in volo, né spese aggiuntive a carico del bilancio pubblico. Laura Boldrini è la terza carica della Repubblica. Come lei, alla cerimonia erano presenti altri presidenti di Parlamenti di Stati sovrani. La sua partecipazione era, dunque, pienamente legittima. Resta il pregiudizio sessista, indizio di un doppiopesismo palese, qualunque sia la matrice politico-culturale. Nessuna polemica, mai, sulle mogli accompagnatrici di uomini delle istituzioni. Levata di scudi, invece,se l’accompagnatore è uomo, a maggior ragione se non ufficialmente coniugato. Non c’è bisogno delle «quote azzurre ». Basterebbe un minimo di buon senso, purtroppo merce rara di questi tempi.
Con i migliori saluti.
Enrico Letta
La replica di Feltri
Caro Presidente, la ringrazio delle sue osservazioni. Vorrei solo aggiungere (per completezza d’informazione) che, qualora non fosse esistito un clamoroso precedente contrassegnato da polemiche infuocate, mai mi sarei occupato della presidente della Camera, signora Laura Boldrini, «rea» di essersi recata in Sud Africa con un aereo di Stato - accompagnata dal fidanzato - pur non essendo né capo di governo né capo di Stato, quindi non formalmente invitata ad assistere ai funerali di Nelson Mandela.
Mi riferisco alla trasferta di Clemente Mastella, ministro della Giustizia nell’ultimo governo Prodi, effettuata a Milano con analogo aereo di Stato, sul quale venne ospitato il di lui figlio che ambiva a essere spettatore del Gran premio automobilistico di Monza. Nella circostanza, il ministro, che era venuto nel capoluogo lombardo per motivi istituzionali e non sportivi, fu attaccato con furore da ogni parte e accusato di familismo per avere concesso un «passaggio», non oneroso per la pubblica amministrazione, al proprio erede.
Cordiali saluti
Vittorio Feltri
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