“Quello dell’immigrazione è un problema difficilmente risolvibile se non colpiamo il cuore del sistema: la criminalità organizzata che, ormai, la fa da padrone a meno che dai porti di partenza non vi siano reazioni adeguate a combatterlo. Noi, dall’Italia, possiamo combatterlo solo in maniera secondaria”. A dirlo è Ferdinando Lolli, ex comandante generale delle Capitanerie di porto e consigliere scientifico di ICSA, ha iniziato a occuparsi di immigrazione sin dal 1991 in Albania e ha contribuiti a scrivere la normativa attualmente in vigore in materia di soccorso marittimo e di pianificazione di questo fenomeno.
La responsabilità principale, dunque, è degli scafisti?
“Sì, sono dei mascalzoni e dei delinquenti perché non solo causano una serie infinita di morti e disgrazie ma, dietro retribuzione, prendono un certo numero di persone che mettono a bordo su dei relitti galleggianti. Tutto ciò che fanno viene fatto in violazione di tutte le norme sulla navigazione e di ogni principio fisico sulla stabilità dei mezzi. Basta un movimento su una delle due fiancate e, poi, le conseguenze le conosciamo".
Si è sentito offeso dall’illazione fatta da alcune forze politiche secondo la Guardia Costiera volutamente non avrebbe salvato delle vite umane?
"Non mi sono soltanto sentito offeso, ma turbato così come è successo a tutti gli uomini della Guardia Costiera che lasciano le loro famiglie di giorno e di notte, senza considerare neppure i rischi che loro stessi corrono. Noi per primi piangiamo le morti in mare e abbiamo mezzi e uomini specializzati che non potrebbero mai ubbidire a ordini così maldestri come quello di non salvare delle vite umane. Sarebbe un ordine illegittimo e, come tale, andrebbe disubbidito. Con mare forza 4, come nel caso Cutro, in mare ci si sta e noi andiamo avanti e usciamo anche con mare forza 6. Lo facciamo perché abbiamo una sorta di vocazione. L’Italia è al primo posto nel salvataggio in mare".
Crede che il decreto Cutro possa essere utile?
"In questo momento è tutto utile. Le Ong svolgono un lavoro prezioso che non disdegnare, ma loro devono operare all’interno di una regolamentazione e di un’organizzazione che ha una responsabilità molto più vasta della loro. Se ognuno fa quello che vuole, sbaglia. Le Ong si devono attenere alle norme. Il tempo è fondamentale e prima si interviene e meglio è, ma le Ong non possono operare autonomamente senza un controllo. Il fatto che debbano sbarcare a La Spezia anziché a Catania è un problema che compete il ministero dell’Interno anche perché non possiamo riempire la Sicilia a dismisura".
Lei è favorevole a limitare la protezione speciale?
"È un tipo di protezione che, probabilmente, non ha dato i risultati che ci si aspettava. Bisogna intervenire per evitare che l’Italia non venga vista come il rifigium peccatorum di tutto il sistema africano e, quindi, anche quello va disciplinato in maniera più razionale. L’Italia si è sempre dimostrata solidale, ma non possiamo pensare che arrivi un numero infinito di migranti. Ci dicano fino quanti milioni possiamo accogliere".
Il governo ha fatto bene a dichiarare lo stato d’emergenza?
"Ritengo che il fenomeno abbia assunto una tale consistenza per cui, a fronte di un problema eccezionale, bisogna rispondere con provvedimenti eccezionali. Un commissario straordinario può sicuramente tentare di migliorare le cose anche se meglio di quel che si sta facendo è difficile. Il commissario può sicuramente contare su una Guardia Costiera di assoluto valore".
Il piano Mattei del governo può essere utile?
"Sì, anche se in Tunisia, l’Italia ha già speso molti soldi nella cooperazione. L’Italia ha impegnato molte risorse per lo sviluppo di quel Paese che, oggi, purtroppo, si trova in crisi. Il Piano Mattei serve per ammortizzare e diminuire il disagio sociale di quelle realtà".
L’Unione Europea latita sul fronte immigrazione?
"Certo perché l’Ue conosce, ma alcuni Paesi del Nord Europa non hanno ancora vissuto le conseguenze del problema in casa e, pertanto, si oppongono a qualsiasi controllo dei nostri confini
che sono confini europei. Si potrebbe pensare che l’Europa sia latente perché, in Italia, c’è un certo tipo di governo, ma non è così. L’Ue è sempre stata assente anche con i governi precedenti di diverso colore politico".
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