La figlia del killer che vuol cambiare cognome

Non le lasciano in pace. Non le lasciamo in pace. Senza vergognarci neppure un po'. Le due figlie di Antonella Russo, la donna uccisa due giorni fa dal marito Antonio Mensa, sono assediate da taccuini e telecamere. In attesa chissà di quali sconvolgenti dichiarazioni. Ma cosa volete che dicano due ragazze che vivono un incubo? Il padre con un colpo di fucile ha ucciso la madre e si è ammazzato. Cosa c'è da aggiungere? Nulla. Ci vorrebbe solo rispetto e silenzio. Invece vogliamo vederle straziate dal dolore, ascoltarle mentre inveiscono. Lacrime e rabbia. Eccoci accontentati. E tra il nugolo delle domande avvilenti («Cosa provate in questo momento?», «Riuscirete mai a dimenticare?»...), spunta pure il virgolettato per un «buon» titolo: la 21enne Desirèe annuncia ai cronisti acquattati davanti la casa della mattanza che «cambierà cognome per rompere il legame col padre assassino, sulla cui tomba non porterà mai un fiore»; la sorella Nancy, 18 anni, dice invece che «vorrebbe entrare in polizia per combattere la violenza sulle donne». Doppio «scoop». E poi ci sono le «note di colore», con la descrizione dello «sfogo disperato» dei familiari ai funerali di Antonella Russo celebrati ieri ad Avola, il paese siracusano «teatro della sciagura». I «segugi» fiutano l'aria e riportano, più o meno fedelmente: «Se fossero intervenute le istituzioni questa tragedia poteva essere evitata. La colpa è delle forze dell'ordine che non sono intervenute», fanno dire a Marco, 28 anni, il primogenito della donna ammazzata dal marito sotto gli occhi del loro figlio più piccolo, appena 4 anni. Nella Chiesa Evangelica Cristiana rimbomba l'eco delle accuse: «Appena una settimana fa Antonella aveva presentato in commissariato l'ennesima denuncia per stalking contro Antonio. Ma nessuno ha mosso un dito...». Desirèe, comprensibilmente, ce l'ha col mondo intero: «Se avessero ascoltato mia madre non saremmo qui a piangere. Mi chiedo a che serve parlare di femminicidio e fare leggi se poi le istituzioni abbandonano la gente. Adesso sono preoccupata per il mio fratellino che non vuole parlare ed è ancora sotto choc». E di tragedia annunciata parla anche sua sorella Nancy: «Papà pensava da tempo ad uccidere la mamma. La minacciava di sparale davanti a noi. E così ha fatto». L'omicidio-suicidio, riportano i neristi di razza, «si è consumato in via Vivaldi, nella casa della madre di Antonella Russo». Lì la donna si era trasferita da alcune settimane in attesa di separarsi legalmente dal marito. Il giorno della tragedia Antonio Mensa aveva telefonato alla moglie dicendole di voler passare a prendere il bambino per portarlo a fare un giro.

È arrivato sul posto con la sua auto, da cui è sceso imbracciando un fucile a canne mozze. La moglie era sull'uscio. Le ha sparato subito, sotto gli occhi del bambino. Che è fuggito urlando: «Papà ha ammazzato la mamma».

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