Finanziaria e poi voto, i partiti già si scaldano. Ma Giorgetti ai colleghi chiederà "sacrifici"

Il ministro dell'Economia sceglie la prudenza e vuole una nuova "spending review" dei dicasteri. Sul tavolo cuneo fiscale, quota 41 pensionistica e superbonus

Finanziaria e poi voto, i partiti già si scaldano. Ma Giorgetti ai colleghi chiederà "sacrifici"
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Il copyright della «manovra complicata» è del ministro Giorgetti. È stato lui al Meeting di Rimini a indossare i panni del pompiere, a gettare acqua sul fuoco delle tentazioni di spesa e indirizzare il dibattito di fine estate. Un esercizio di prudenza sposato anche da Raffaele Fitto (foto) che ha spostato il focus su Bruxelles e su una rimodulazione del Patto di Stabilità. Questo campanello d'allarme ha acceso i riflettori sulla necessità della maggioranza di mettersi al più presto attorno a un tavolo e imbastire la Finanziaria.

La strada è tracciata. Domani inizieranno ufficialmente i primi contatti preparatori per la legge di bilancio, quella che fra l'altro porterà alle Europee. È previsto infatti un Consiglio dei ministri durante il quale Giorgia Meloni e lo stesso Giorgetti cominceranno a discutere delle priorità e, soprattutto, delle risorse. Un piccolo antipasto in vista del primo vertice di maggioranza, fissato per lunedì 4 settembre. Le indicazioni provenienti dal ministro dell'Economia sono note. «Siamo chiamati a decidere delle priorità. Non si potrà fare tutto. Bisognerà intervenire a favore dei redditi medio bassi». Il punto è naturalmente la quantificazione delle risorse. La cifra a cui ambisce il governo si aggira attorno al 25-30 miliardi di euro. Dieci per la conferma del taglio al cuneo fiscale, 5 per il primo modulo della riforma Irpef, almeno altrettanti per le pensioni, con Forza Italia che spinge per il ritocco delle minime e la Lega che vorrebbe l'uscita con 41 anni di contributi per tutti. Poi ci sono i contratti del pubblico impiego e le spese indifferibili.

Come trovarli? Il primo forziere a cui attingere è il risparmio sul reddito di cittadinanza. Si punta anche sugli introiti fiscali dettati dall'inflazione, mentre bisogna considerare che la tassa sugli extraprofitti - da 3,5 miliardi - delle banche è una tantum e deve ancora passare il vaglio parlamentare. Le risorse certe al momento sono gli oltre 4 miliardi del tesoretto di aprile e gli 1,5 miliardi di tagli di spesa. Alcune risorse potrebbero arrivare dalla spending review dei ministeri, il Mef ha chiesto a tutti i dicasteri di presentare entro il 10 settembre una proposta con la revisione della spesa. C'è poi il concordato biennale e l'adempimento collaborativo in campo fiscale oltre alla sempiterna revisione di bonus e detrazioni fiscali.

Le priorità dei partiti iniziano a delinearsi. Sono tutti d'accordo, da Antonio Tajani ad Adolfo Urso, sulla conferma del taglio al cuneo: mantenere la sforbiciata costa tra i 9 e i 10 miliardi. Fratelli d'Italia punta molto anche sul sostegno alla famiglia, mentre Matteo Salvini sottolinea che «la priorità della Lega è continuare a mettere soldi per aumentare stipendi e pensioni prendendo un po' di soldi alle banche» che a fine anno «dovrebbero incassare più di 40 miliardi e quindi se una piccola parte di questi 40 miliardi, senza che nessuno si offenda, va ad aumentare stipendi e pensioni sarò felice». Dal canto suo Maurizio Lupi sottolinea che una riforma della pensioni che porti a quota 41 non è una priorità. «La priorità è rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale, aiutare le famiglie e i giovani, dare sostegno alle imprese». Per Maurizio Gasparri la priorità l'aumento delle pensioni minime è indifferibile. «È una questione identitaria e fondamentale. Di giustizia sociale, perché va a tutelare fasce della popolazione che sono realmente povere. Va fatto, senza dubbi e senza esitazioni».

Gli azzurri vorrebbero anche un intervento sul Superbonus e sui crediti incagliati. Un modo per non scaricare su aziende e famiglie errori commessi dai precedenti governi e chiudere una questione che continua a turbare il sonno di molti.

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