Non abbiamo un presidente della Camera, ma un Indiana Jones che sale sul motoscafo, mostra il petto al sole, guarda fisso l’orizzonte,indossa la muta, le bombole, le pinne e gli occhiali, si tuffa con un balzo perpendicolare entrando in acqua con i piedi e poi va giù, si immerge, e va alla ricerca dell’àncora perduta, del tesoro marino. Gianfranco Fini l’archeologo, quello che non fa la battaglia del grano, ma va alla ricerca del suo passato e poi come tutti gli eroi da cineavventura dona il frutto delle sue scoperte alla comunità locale.
È lui stesso a raccontare la sua giornata speciale, lo fa in un’intervista al settimanale Gente : «Mi trovavo a 40 metri di profondità, intento a rimuovere una rete da pesca incagliata negli scogli. E l’ho vista: un’àncora antica di grandi dimensioni, probabilmente appartenente a un galeone affondato nel 1700». Tutto questo è avvenuto al largo di Porto Ercole, all’Argentario.Bravo.Ma la Camera dei deputati non doveva riaprire il 20 agosto? Non era l’esimio presidente a dire che quest’anno per i politici niente vacanze, perché c’è la crisi, e il Parlamento deve lavorare? Sì, era lui. Ma non si può rifiutare un ruolo da Indiana Jones. Il lavoro anche questa volta può attendere. E poi dopo questi risultati chi può dirgli nulla. «L’àncora fa sapere Fini è stata misurata, recuperata e, dopo il restauro, verrà consegnata al comune di Monte Argentario per essere esposta nella piazzetta della Guardia Costiera».
Quello che abbiamo capito è invece il motivo per cui l’onorevole Fini ha bisogno della scorta al mare.
Lo Stato italiano non può lasciare da solo il nostro Indiana Jones nelle sue avventure, come in tutti i film che si rispettano il protagonista ha bisogno della sua squadra. Non sarebbe giusto lasciarlo solo neppure un attimo mentre esplora il Mare Nostrum pinnando di fondale in fondale. Non sapete quante insidie si celano nel blu dipinto di blu delle nostre acque. Metti che il presidente illustrissimo della Camera vada a incrociare un pericolosissimo tonno nostromo, o venga preso a calci da un pesce palla, o incontri una vera piovra siciliana con tanto di coppola e abbia bisogno di un intervento alla Michele Placido in versione «prima che mi venissero i capelli bianchi ». O addirittura si imbatta nei pericolosissimi pirati della Malesia arrivati clandestini a farsi una vacanza a Orbetello. Sono guai. Guai seri. Ci vogliono almeno nove uomini per difendersi dal barracuda ballerino dalle gengive arrossate, terrore degli abissi mediterranei e che sembra dia una caccia spietata a chi abbia alle spalle almeno quattro legislature.
Il nostro archeologo avventuroso, che per hobby fa il leader di partitini morenti, va giustamente tutelato dallo Stato e pazienza se il costo di sostenere un tale eroe non è in linea con la parsimonia tecnica della spending review. Questi sono patrimoni nazionali e vanno tutelati. Anzi bisognerebbe spedire l’onorevole anche in qualche catacomba o al centro dei misteri della metropolitana di Roma. Chissà che non trovi un vero busto made in China di Giulio Cesare. E lo regali all’associazione reduci della Garbatella. Insomma, abbiamo capito tutto. Se Fini lascia l’estate a Italo Bocchino è perché ha una missione da compiere.
Se si prende una casa a Montecarlo, e pazienza per la vedova tradita, è perché ogni avventuriero ha una residenza nel principato. E se gli paghiamo la scorta è per colorare la sua estate di una coperta di stelle da cinematografo.
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