Roma - Fitto lancia la sfida ad Alfano. Il lealista non solo non indietreggia ma attacca il (ex?) delfino Angelino, reo di aver tradito Berlusconi. L'unico leader, per Fitto, è Berlusconi. Punto e basta. Il dopo? Lo deciderà un congresso, non Angelino.
Sotto i riflettori di Ballarò, il lealista va giù duro. Fitto vuole la conta, consapevole che la linea alfaniana è minoritaria nel partito. Sia nell'esercito dei parlamentari (oltre 100 lealisti contro una sessantina di alfanidi) sia sul territorio. Fitto spara. Nessun contatto con il Cavaliere, ieri, se non per una telefonata affettuosa. Non certo per avere il nulla osta all'attacco frontale. Berlusconi è rimasto ad Arcore e l'ex governatore pugliese ha sempre detto: ora basta, vado avanti lo stesso anche se il presidente in persona mi chiedesse di frenare. E infatti, il lealista non le manda a dire. «Il primo errore da evitare è dividerci - giura - ma non possiamo fare finta di nulla. Dobbiamo dirci alcune cose».
Affonda la lama: «Alfano non ha provato a convincere Berlusconi nelle sedi opportune ma ha forzato la mano in Aula. È una questione di metodo». Tradimento di Angelino? «Non uso questo termine», dice Fitto. Che però poi spiega: «Hanno fatto un racconto non vero. Hanno cercato di sminuire la nostra posizione e la nostra iniziativa lealista». Il graffio: «Non va bene che si preannunci un costituendo gruppo parlamentare; non va bene che mentre si discute all'interno del partito, si faccia vedere un foglietto con i numeri. Non voglio che accada più», accusa Fitto. In effetti il vicepremier, durante il dibattito sulla fiducia al Senato, conteggiava i parlamentari pronti a staccarsi se Berlusconi avesse deciso di staccare la spina a Letta. E continua: «Ho sentito Berlusconi e ci siamo solo salutati; ma non è vero che non abbia apprezzato la mia iniziativa, come ho letto». Sul congresso: «Per me il leader è Silvio Berlusconi e ora sono impegnato perché ci sia un azzeramento di chi sta intorno a Berlusconi». E rievoca la frase di Angelino quando durante il discorso della sua investitura a segretario del partito, proprio Alfano citò la necessità di dare un taglio al cumulo degli incarichi. Un sedere una poltrona. «Così potrà svolgere al meglio i suoi incarichi di vicepremier e ministro degli Interni». Insomma, azzeramento delle cariche. Compresa la sua. Fitto spiega: «Per me il problema della leadership non c'è perché il leader è Berlusconi. Ma se Alfano o altri pongono il tema, questo deve essere affrontato nelle sedi competenti. A decidere il futuro leader dev'essere il nostro popolo, non i vertici del partito».
Insomma, Fitto pretende chiarezza sia sul futuro del partito; sia sulla linea politica da seguire. I suoi paletti: non diventare un partitino centrista in nome della stabilità di governo buttando a mare 20 anni di storia.
Le parole d'ordine sono sempre quelle e sono quelle di Berlusconi: lotta all'oppressione fiscale; meno Stato e taglio duro alla spesa pubblica; riforma della giustizia; timone fisso verso una politica di centrodestra nell'ottica di un bipolarismo che va salvaguardato. E le ultime scelte di Alfano tradiscono proprio questo. Tradiscono Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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