Il flop alle urne allarma Ncd. Scontro sul ritorno col Cav

Il ministro dell'Interno: "Riunire tutto il centrodestra? Difficile". Il derby con Lupi e le riserve di Quagliariello

Il flop alle urne allarma Ncd. Scontro sul ritorno col Cav

Alfano, dall'alto del suo 4 virgola, detta le condizioni per tornare a sposarsi con Forza Italia: fare lui il leader dei moderati. Ma nel partito c'è maretta e già si profila il duello con Lupi.
Il giorno dopo il flop venduto come un trionfo, impazza il quesito: «Dove andiamo?». La risposta sembra già nel nome che si sono dati gli alfaniani: Nuovo centrodestra. Quindi con Forza Italia, Udc, Fratelli d'Italia e Lega Nord. Facile a dirsi, difficile a farsi. Tra azzurri e alfaniani volano ancora gli stracci e lo stesso Alfano frena su un riavvicinamento nei dintorni di Arcore: «A giudicare dalle prime reazioni di Fi ho molta difficoltà a vedere una riunificazione - dice - Dalle interviste di oggi dei principali rappresentanti di Fi, mi sembra che non abbiano capito che il mondo è cambiato e che reputino soddisfacente il risultato di Fi al 16%». Colpa degli azzurri se le strade si sono divise e da Angelino non arriva un briciolo di autocritica. Tuttavia il ministro dell'Interno è pronto a discutere sulla costruzione di un polo moderato alternativo a Renzi e lo dice così: «Noi abbiamo la nostra ricetta per la costruzione di un campo alternativo alla sinistra». Quale? «Primarie e competizione leale per la leadership». Insomma, Alfano si sposerebbe con Forza Italia ma solo senza suo padre Silvio Berlusconi, senza la figlia Marina Berlusconi e magari senza i lealisti berlusconiani: dalle Santanchè, alle Biancofiore, passando per i Minzolini e via dicendo. Tutti considerati estremisti. E, naturalmente, senza parlare con la Lega di Salvini.

Una linea chiara ancora non c'è e nel partito si lasciano tranquillamente convivere le diverse anime che si dividono sul «cosa fare». Per esempio c'è chi preme per tenere il vagoncino Ncd attaccato alla locomotiva Renzi e non vede alcun margine per ricucire con gli azzurri. La mossa funziona. Per ora. Ma il miscuglio destra-sinistra è un pasticcio, l'Ncd diventerebbe un ibrido e alla lunga l'abbraccio con Renzi-pigliatutto sarebbe mortale. Da qui l'esigenza di premere sul tasto del «siamo diversi», «siamo destra». Lo fa Schifani: «Il nostro obiettivo non può essere altro che ritornare in una rinnovata coalizione di centrodestra»; lo fa Quagliariello: «La nostra mission è parlare con tutti quelli che hanno l'obiettivo di rifondare un'area moderata in questo Paese»; lo fa Lupi: «Ora un nuovo inizio ma che non sia la somma algebrica dei vecchi partiti che rappresentavano i moderati». Una scelta di campo andrà fatta anche perché, specie dagli alfaniani che provengono dall'ex An, si mormora a mezza a bocca: «Noi non vogliamo mica morire democristiani».

Al di là delle strategie future, altre paure aleggiano nel partito. La prima: che il «trionfale» 4% venga rinfacciato da Renzi così: «Gli italiani hanno detto quanto valete: siete sovradimensionati al governo». Tre ministri di peso (Interno, Salute e Infrastrutture) a fronte di 900mila preferenze, visto che al milione e due vanno sottratti i voti dell'Udc. A questo proposito si vocifera che Lupi possa accettare l'euroseggio appena conquistato, lasciando la poltrona delle Infrastrutture. Il perché è duplice: in primo luogo per defilarsi un po' dalle cose italiane che scottano.

Sebbene non indagato, il suo nome compare una trentina di volte nelle intercettazioni che riguardano l'inchiesta sugli appalti Expo. In secondo luogo, ed è forse la principale, perché si dice abbia mire sulla conduzione di Ncd. Il partito è clamorosamente a trazione sudista: 3,4% al Nord-Ovest, 3,1 al Nord-Est. Briciole.

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