"Io sono una persona onesta, non ho mai rubato nulla e respingo scenari raccapriccianti". Renata Polverini, nel vortice dello scandalo sulla gestione dei fondi Pdl della Regione Lazio, non ci sta a vedere macchiata la sua figura politica e personale, e respinge ai mittenti tutte le accuse di responsabilità diretta o indiretta.
"Non ho chiesto la testa di nessuno, non è mia abitudine. Faccio la presidente della Regione. Quelle che sono le mie prerogative le rispetto e le utilizzo se ce n’è bisogno. Il Pdl è un partito che sostiene la maggioranza ci ha messo nei guai attraverso delle persone che si sono rivelate poco perbene, a voler essere generosi, e chiedo a questi ragazzi, che hanno avuto un’opportunità straordinaria potendo rappresentare gli elettori all’interno di un consiglio regionale, che è ora di tacere", ha tuonato la governatrice del Lazio ai microfoni di RepubblicaTv.
"Di questa classe politica ne faccio parte ma ne voglio uscire bene", ha aggiunto il presidente della Regione Lazio. Ancora non è chiaro però se quell'"uscire bene" sia riferito alle eventuali dimissioni o meno. E proprio sull'argomento, la Polverini ha ribadito il concetto espresso in aula giorni fa: "Dimissioni? qualcuno parla al posto mio, domani si riunisce il consiglio, poi vediamo". Insomma, tutto rimane sospeso. Ma quello che è certo è che il presidente della Giunta della Regione Lazio non è "disposto a pagare le colpe di altri".
Inoltre, a proposito del toga party del consigliere regionale Carlo De Romanis le cui foto hanno fatto il giro del web, la Polverini ha spiegato di "essere stata invitata ad una festa da un consigliere per festeggiare l’addio al suo vecchio incarico, questo ragazzo credo abbia rapporti con Tajani: le foto mostrano il mio sconcerto e me ne sono andata via subito".
Tuttavia, piovono accuse nei confronti del governatore del Lazio. Franco Fiorito, durante l’interrogatorio da parte dei pm di Roma, ha dichiarato che "la presidente della Regione Renata Polverini non poteva non sapere, poiché si trattava di una decisione di cui la giunta prendeva atto, dell’accordo di ripartizione dei fondi assegnati ai gruppi dall’ufficio di presidenza". Poi ha fatto luce sul sistema di divisione dei fondi, spiegando come "un accordo di ripartizione dei fondi tra tutti i gruppi del consiglio regionale in funzione della loro consistenza politica prevedeva l’assegnazione di 100 mila euro l’anno a ciascun consigliere per finalità politiche e un accordo all’interno del Pdl che raddoppiava o triplicava tale assegnazione a seconda degli incarichi ricoperti". Più avanti, però, parlando a Sky Tg24, Fiorito ha precisato: "Non ho detto che Renata Polverini non poteva non sapere. Non esiste alcun sistema e ho rendicontato tutto". E poi ha aggiunto: "Non mi piace essere paragonato a Luigi Lusi e non ho paura di andare in carcere perché non c’è motivi di finirci". "Non ho mai approfittato di una lira del partito - ha aggiunto - non facciamo parte di
nessun sistema".
Fiorito avrebbe consegnato ai magistrati le carte relative alle spese di 16 consiglieri regionali del Pdl. Si tratterebbe dell’intero archivio contabile del Pdl alla Pisana. Nelle due casse consegnate agli inquirenti ci sono documenti, fatture, che riguardano colleghi di partito ed ex capigruppo.
Intanto, il segretario del Pdl, Angelino Alfano ha fatto sentire la sua voce e ha convocato, per martedì 25 settembre in via dell'Umiltà, tutti i capigruppo regionali d'Italia del partito per fare il punto sulla situazioni. "Mai più quello che è accaduto nel Lazio", ha dichiarato in una nota l'ex Guardasigilli. Secondo quanto ha appreso Omniroma, anche il capogruppo Pdl alla Regione Lazio, Francesco Battistoni, è stato convocato nella sede nazionale del partito. E lo stesso Battistoni ha annunciato le sue "dimissioni irrevocabili".
"Ho fatto quello che i colleghi e il Pdl hanno ritenuto giusto fare, ho fatto quello che secondo me un buon amministratore e padre di famiglia deve fare in queste situazioni. Credo che ormai siamo arrivati a un punto in cui non posso permettere ulteriori strumentalizzazioni", ha dichiarato Battistoni lasciando via dell’Umiltà.
Se nel versante politico si cerca di fare chiarezza e di correre ai ripari affinché situazioni del genere non accadano più, sul fronte giudiziario le indagini della magistratura vanno avanti. La gestione dei fondi del finanziamento pubblico che finiva nelle casse dei gruppi consiliari della Regione Lazio era "senza controllo", "spesso caotica", e ai fondi si poteva "accedere con estrema facilità, anche solo con una telefonata". È questo che emerge dagli ultimi accertamenti degli inquirenti della procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi del Pdl regionale che vede indagato l’ex capogruppo del partito Franco Fiorito, interrogato per più di 7 ore ieri.
La procura, intanto, è in attesa della relazione degli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza che dovrebbero fornire elementi più certi sull’identità dei beneficiari di bonifici e versamenti e sul flusso seguito dal denaro del Pdl negli ultimi due anni. In parallelo i magistrati dovranno anche fare chiarezza rispetto ai molti documenti portati dallo stesso Fiorito.
Investigatori del nucleo valutario della Guardia di Finanza che si trovano da questa mattina nella sede del Consiglio regionale del Lazio, alla Pisana, per ascoltare alcune persone. Secondo quanto si è appreso gli investigatori starebbero cercando riscontri alle parole e alle carte depositate da Fiorito. Gli inquirenti capitolini poipotrebbero incontrarsi con i colleghi della Procura di Viterbo titolari di un’inchiesta su fatture false e su una campagna stampa contro Francesco Battistoni, mentre la testata che si era "adoperata" contro il politico otteneva finanziamenti dalla Regione.
Fiorito: "Io vittima di una congiura"
"C'é stata una congiura nei miei confronti dopo una lettera scritta ai miei consiglieri e protocollata il giorno 18 luglio 2012 e consegnata solo ai giudici". Così Fiorito parla dell'inchiesta che lo vede indagato durante la trasmissione 'Porta a Porta' in onda stasera. "Nella lettera - dice Fiorito - c'é scritto: ho proceduto a una serie di controlli sui documenti giustificativi delle spese effettuate trovando una situazione insostenibile con assenza totale di documentazione in alcuni casi. Scrivo sperando nella buonafede di ciascuno e nella immediata capacità di ognuno di fornire risposte rapide. Per questo ho inviato una serie di missive per le quali attendo risposta immediata".
"Questa lettera è protocollata, firmata a mano per ricevuta da tutti i consiglieri regionali e dal presidente del Consiglio regionale - racconta Fiorito -, è agli atti della Regione Lazio ed è stata scritta una settimana prima che mi sfiduciassero. Sono stato sfiduciato perché volevo controllare quei conti, perché i miei li ho versati tutti secondo la legge, altri no. Questa è la verità".
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