Due notizie hanno attraversato ieri contemporaneamente la cronaca di giornata. La prima ci dice che la magistratura ungherese ha liberato una neo eletta dal popolo, la pregiudicata Ilaria Salis, nonostante sia sotto processo per fatti che hanno a che fare col terrorismo. La seconda notizia è che i giudici italiani hanno negato la libertà a un eletto del popolo, il governatore incensurato della Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio per una inchiesta che si basa su un fumoso teorema accusatorio che fino ad ora non ha trovato riscontro certo nei fatti. Salis libera e Toti agli arresti deve farci riflettere su quale delle due nazioni, Ungheria e Italia, sia una democrazia compiuta, se la magistratura ungherese sia davvero succube, come sostenuto da più parti, del potere politico che fa capo al presidente Orbán più di quanto la magistratura italiana sia asservita a una ideologia
politica che ha nella sinistra le sue radici. Che il giudice del tribunale di Genova abbia sposato il parere contrario espresso dalla Procura alla scarcerazione chiesta dalla difesa di Toti non mi sorprende. Troppo grande sarebbe stato il colpo a un'inchiesta già debole di suo, ora l'obiettivo dei magistrati non è provare la colpevolezza di Toti bensì costringerlo a dimettersi prima che crolli definitivamente il castello accusatorio. Non c'è motivo al mondo per cui il governatore debba rimanere segregato, nessuno se non darla vinta, almeno sul piano politico, ai suoi accusatori. Vuoi la libertà? Dimettiti. Ecco, allora io credo che Giovanni Toti rimarrà l'uomo libero che è sempre stato se non accetterà il ricatto, che sarà più libero da governatore agli arresti che da comune cittadino in libertà. Su questo dovrebbe dire una parola chiara e irrevocabile la politica tutta, ammesso
che esista nei fatti e non solo a parole una politica capace di difendere la sua autonomia e le sue prerogative da scellerate invasioni di campo.
Il metodo della carcerazione preventiva per ottenere scopi diversi (confessioni, ammissioni, dimissioni o quant'altro) da quelli previsti dalla legge è una prassi illegale se non criminale, per di più parlando di un eletto dal popolo. Tutto ci saremmo aspettati, ma non di prendere lezioni di democrazia da Viktor Orbán e dai suoi magistrati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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