![Gender d'Italia](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2023/06/14/1686732178-bandiera-italiana-px.jpg?_=1686732178)
Per qualcuno il woke in Italia non è mai arrivato, per altri combatterlo è solo un alibi per dire ciò che si vuole. E poi c'è chi dimostra ogni giorno che il woke, come la stupidità, non conosce limiti.
Ieri su Instagram una giovane cantante queer, tra i partecipanti all'ultima edizione di X Factor, ed è ancora troppo presto per capire i danni provocati dai talent show, ha detto che l'Inno di Mameli va cambiato perché «anacronistico», poco «inclusivo» (parola che vorremmo escludere) e anche un po' «razzista», va' Mancava «fascista», strano.
Non staremo a spiegarle che definire «divisivo» un testo scritto da un ragazzo che morì per unire l'Italia è più comico che stupido. Ma le chiediamo come vorrebbe sostituire l'espressione «Fratelli d'Italia». Aggiungendo «sorelle»? O cambiandolo in «fratell*»? O in «minchia fra'!»; o è meglio «bro»?
Ora, noi che dovendo scegliere sceglieremmo Bóe, Carjá chraní!, l'inno nazionale dell'Impero russo ce ne freghiamo. Ma abbiamo notato che la cosa ha fatto arrabbiare la destra, mentre quando l'ha saputo l'onorevole Zan non stava più nel latex dalla gioia. Comunque, il video ci ha convinto che non c'è niente di più vecchio di una giovane che vuole fare l'intellettuale impegnato. E poi quell'anello al naso, così patriarcale, e la camicia a quadri, simbolo della mascolinità più virile, ci sembrano - come dire? - molto anacronistici.
Gender d'Italia, l'Italia s'è desta.
E per il resto, non sappiamo se il woke sia mai arrivato in Italia. Ma speriamo sparisca in fretta.
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