Genova è una città in subbuglio. La rivoluzione del sindaco arancione è ferma come gli autobus della città. Marco Doria è stato ribattezzato il "sindaco immobile". Cittadini e lavoratori invece si agitano. E tanto. Prima la bufera sulla gronda autostradale, ora la grana Amt. Domani, per il quarto giorno consecutivo, nel capoluogo ligure ci sarà lo sciopero del trasporto pubblico. Di bus, in città non c'è nemmeno l'ombra. Parte dei 2300 dipendenti dell'azienda ha assaltato Palazzo Tursi, invocato le dimissioni della giunta, il sindaco nei giorni scorsi è stata financo aggredito. "Gravissimo non per quanto successo a me, ma perché il consiglio è stato interrotto, una violazione della democrazia. Capisco la preoccupazione per il futuro ma è inaccettabile, come lo sciopero selvaggio", ha commentato il primo cittadino. A far scaldare gli animi è l'idea del Comune di aprire alla privatizzazione di Amt. Ma lo sciopero è solo la punta di un iceberg di polemiche. Come quella innescata dal capogruppo comunale della Lega Nord, Edoardo Rixi, che ha denunciato come il Comune continui a pagare con i contributi pubblici le bollette di acqua, luce e gas dei campi rom di Bolzaneto e Molassana.
O ancora la protesta degli operai dell’Aster, la società partecipata che si occupa della manutenzione della città, o quella dei dipendenti del Teatro Carlo Felice o ancora i licenziamenti dei dipendenti della Fiera del Mare, l’ente di cui il Comune è socio. Dov'è finita la rivoluzione di Doria?
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