Quanto è grande Roma? Dipende. Dipende dal sindaco, da cosa dicono i sondaggi, dalla campagna elettorale o da chi è in ballottaggio. Se per esempio in qualche modo c'entra Alemanno allora Roma arriva quasi a Latina e se poi bisogna parlare di violenza e omicidi ci si ricorda perfino di Roma caput mundi, non è detto quindi che se scoppia una bomba ad Atene o a Gerusalemme la responsabilità non sia dell'ultimo sindaco della città eterna. Ieri tutti i quotidiani nazionali hanno titolato in grande evidenza: tre omicidi a Roma. Il messaggio è chiaro. Il sindaco che ha fatto della «sicurezza» un cavallo di battaglia è ostaggio di una città violenta, dove si ammazza a ogni angolo di strada. Non è difficile sospettare che questa campagna di stampa a titoli unificati sia in fondo un assist a Ignazio Marino, lo sfidante, il mite avversario di Alemanno. È tempismo elettorale, anche perché il medesimo allarme non vale per Pisapia e per Milano, lì dove si è tornati a rapine in banca da sceneggiati anni '70, quelli dei primi noir metropolitani. Ma al di là della protezione di Pisapia, che da sempre gode di stampa migliore rispetto al suo collega romano, qui c'è anche un problema di geografia.
Come dice il proverbio? Tutte le strade portano a Roma. Forse è per questo che qualcuno si è confuso. Solo che due dei tre delitti non sono avvenuti a Roma. Uno può dire che erano vicino Roma, ma fuori dall'amministrazione di Alemanno. Uno è avvenuto a Focene, Comune di Fiumicino, l'altro addirittura ad Anzio, 58 chilometri a sud di Roma e 26 a ovest di Latina. Non è periferia dell'Urbe. È un'altra cosa. Non è solo la sintesi di un titolo di cronaca.
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