Giù le mani dalla Fornero se prova a cambiare il Paese

Tremila manifestanti contestano duramente il ministro del lavoro. Ma nessuno deve toccare chi vuole cambiare l'Italia

Come in una vecchia canzone di Antoine, scritta da Ricky Gianco, siamo arrivati al tiro delle pietre. Questa volta il bersaglio è una donna, un ministro, una signora che nel bene o nel male ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Tra tanti tecnici austeri e arroccati sotto una corazza di loden, Elsa Fornero ha il merito di aver provato a fare qualche riforma vera. Non tutte sono venute bene. L'intervento sulla previdenza era urgente e necessario, ma il buco sugli esodati è una macchia che si fatica a lavare. Sul mercato del lavoro si poteva fare di più, ma già così i sindacati l'hanno lapidata, come una Marchionne in gonnella. Quello che è successo a Napoli però va oltre. Elsa Fornero partecipa a un incontro con la collega Ursula von der Leyen. Lo scenario è particolare, sono all'interno della mostra d'Oltremare. È un modo per parlare di lavoro in un contesto di cultura e davanti agli studenti. «Ho scelto Napoli - dice la Fornero - per dare un segnale, un messaggio positivo in una città dove il problema dei giovani è molto forte». Ma il segnale che arriva non è quello che il ministro aveva sperato. Si ritrova lì come bersaglio, abbandonata a se stessa, con il sindaco De Magistris che preferisce tenersi alla larga e la folla di disperati, sfaccendati e manifestanti di professione che prepara la trappola e getta contro questa donna petardi, bombe carta e sassi. L'Italia ha bisogno di capri espiatori e la signora si è ritrovata cucito addosso l'abito migliore per questo ruolo.
Elsa Fornero è una riformista in un Paese dove cambiare qualcosa è reato. C'è una cultura reazionaria che si spaccia per progressista e ha come unico interesse cristallizzare tutto come se fossimo ancora in pieno Novecento. Ecco perché Elsa diventa un'eretica. Perché lei è quella che piange, perché dice quello che pensa e a volte certe parole diventano gaffe, come quando ha tirato fuori quella storia dei giovani che sono troppo schizzinosi. Parole sbagliate, ma parole anche volutamente fraintese per farla passare come un'arpia privilegiata. Il ministro che ha una figlia colpevole di lavorare e di avere un posto decente. Il riflesso in questi casi è immediato: se la prende con i figli degli altri ma la sua di figlia sta in cattedra. Nessuno si chiede invece se la figlia della Fornero quel posto lo meriti oppure no. Non conta. È colpevole a prescindere. Tanto che arrivano perfino minacce di morte contro Silvia Deaglio, figlia di ministro, e docente all'università di Torino.
È impressionante. In questo governo di tecnici l'unica a cui tirano le pietre è una donna che in fin dei conti cerca di far quadrare crisi e riforme. Non è un'impresa facile. Ma per lei non c'è perdono. Monti diventa un supereroe, Passera sgomita per un futuro da candidato, ma la sola che paga dazio è lei, il ministro del Lavoro. C'è quasi il sospetto che in questa storia ci sia anche una punta di misoginia atavica, perché Elsa Fornero non si nasconde dietro una maschera. Non indossa loden. Non fa il maschiaccio. Non usa le accortezze dei politici navigati. E ha il coraggio di piangere. Però alla fine è la sola che in questo governo ha provato a cambiare qualcosa.

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di Salvatore Tramontano

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