"Se nel 2020 l'Italia avesse applicato il piano pandemico del 2006, anche se non aggiornato, avremmo avuto molti meno morti". Le parole del presidente della fondazione Gimbe Sergio Cartabellotta alla commissione di inchiesta sulla pandemia confermano quanto ha sempre sostenuto il Giornale.
La scelta di non applicare il piano pandemico, sebbene fosse ancora attuabile, è stata una decisione politica della quale nessuno degli esponenti del governo Pd-Cinque stelle guidato da Giuseppe Conte, con Roberto Speranza ministro della Salute, ha mai risposto: né sul piano penale - l'inchiesta della Procura di Bergamo si è arenata sull inesistenza del reato di mancata prevenzione - né sul piano squisitamente politico. "Se avessimo applicato il 50% del piano del 2006 probabilmente avremmo avuto effetti importanti, e se avessimo avuto le scorte di dispositivi personali sicuramente la mortalità sarebbe stata abbattuta. Ma nella prima fase non c'era nulla", nonostante le raccomandazioni dell'Oms, a causa delle false attestazioni del ministero sulla preparedness italiana scoperte dall'indagine di Bergamo. Ma il presidente della Fondazione Gimbe, grande esperto di numeri ascoltatissimo dal governo giallorosso (fu tra i primi ad anticipare quelli che sarebbero state le curve del contagio), aggiunge anche altre due considerazioni. La prima: il lockdown andava deciso molti giorni prima. Ancora oggi non sappiamo perché il lockdown nella Zona Rossa della Bergamasca epicentro della pandemia venne annunciato e poi venne suggerito di non farlo più. Idem per quello nazionale, con un balletto di proclami che creò non pochi disordini, non poco caos e probabilmente agevolò anche la diffusione del virus perché un sacco di persone nottetempo decisero di spostarsi dal Nord a Sud o viceversa. "Io non mi sono lamentato del mancato aggiornamento del piano pandemico, ma del fatto che è mancata la cultura della prevenzione della pandemia - ha aggiunto Cartabellotta - Dobbiamo prendere atto di questo aspetto che rappresentava un buco nero per i sanitari. Se avessimo avuto le scorte di mascherine e ventilatori il tasso di mortalità si sarebbe abbattuto. All'inizio non c'era niente". Ma Cartabellotta sottolinea anche una cosa molto più grave. Dice che oggi il Servizio Sanitario Nazionale non sarebbe in grado di fronteggiare la pandemia. "Il Ssn ha due caratteristiche differenti rispetto ad allora: è più indebolito, e i professionisti sanitari non riuscirebbero a metterci il cuore e l'anima messi allora. Oggi rispetto a 4 anni fa il Servizio sanitario nazionale è molto meno resiliente". Ma allora che cosa abbiamo fatto in questi quattro anni? Qual è stata la lezione che non abbiamo imparato? Che cosa ne è del Piano pandemico 2024/2028?
A che punto siamo
Fino alla definitiva approvazione del Piano oggi è in vigore il cosiddetto PanFlu per il controllo dei virus respiratori che prevede un sistema capillare di sorveglianza dei virus respiratori (RespiVirNet) che si basa sulle rilevazioni dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e laboratori di riferimento regionale. La sorveglianza è coordinata dall'Istituto superiore di sanità (Iss) con il sostegno del ministero della Salute. Ma l'iter per la sua definitiva approvazione è in corso.
Fonti del ministero confermano che, attraverso i migliori ricercatori e clinici nazionali del Dipartimento di prevenzione, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, si stanno approfondendo una serie di modifiche rispetto alla bozza iniziale, finalizzate a renderlo operativo e approvabile, ma è necessario del tempo. Presto il Piano sarà sottoposto alla Conferenza delle Regioni per la necessaria concertazione, assicurano dal ministero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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