MilanoUna bellissima bambina bruna, di appena 4 anni, di nome Sofia. È sempre e solo a lei, alla sua unica figlia, che Ivan Gallo ha pensato durante la sua folle fuga, tra treni e taxi, tra l'Italia, la Francia e la Spagna, fino a raggiungere Marbella. Secondo le prove in possesso degli inquirenti, l'assassino di Gianni Veronesi - l'orefice ucciso dopo una rapina finita male nel suo negozio-studio di via del'Orso otto giorni fa, il 21 marzo - nella sua mente in parte era persino convinto di poter sfuggire agli investigatori del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. La sua ingenuità può apparire eccessiva. Soprattutto vista la scia di elementi, prove ed errori squisitamente «tattici» che avrebbero condotto se non alla sua cattura fisica comunque, ad addossargli l'intera responsabilità di questa bruttissima vicenda. In ogni caso, anche se le cose fossero andate male e lui fosse stato catturato, l'uomo s'illudeva di poter scontare il carcere in Spagna. E solo per poter vedere, almeno qualche volta, la sua bambina. Ma i suoi calcoli erano errati: a giorni verrà estradato in Italia.
Dalle indagini, infatti, è emerso che, al momento della cattura - all'Hostal Paco in calle Isaac Peral, a Marbella, l'hotel dove Gallo si era rifugiato - l'uomo aveva in tasca più o meno 2mila euro. Tutto lì il denaro rimediato dopo aver commesso una rapina sfociata addirittura in un omicidio seppur non premeditato? Non esattamente.
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