La notizia era trapelata ieri sera, dopo un pomeriggio di voci che si rincorrevano. Poi la conferma: durante l'ottava edizione dell'evento "La Ripartenza, liberi di pensare" ideato da Nicola Porro, un po' a sorpresa interviene anche Giorgia Meloni. E lo fa nel pieno del caso Almasri, il cittadino libico prima arrestato, poi liberato e infine espulso dall'Italia, che è costato alla premier (insieme ad Alfredo Mantovano, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio) l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento e peculato. "Il nostro impegno per difendere l'Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni - aveva detto ieri - Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l'interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada".
Oggi il premier non ha cambiato posizione. Dopo i saluti di rito, Porro non poteva non chiederle conto dell'indagine finira sul tavolo del Tribunale dei ministri. "L'atto era chiaramente voluto - attacca Meloni - Le procure in queste cose hanno la loro discrezionalità, come dimostrato dalle numerosissime denunce fatte dai cittadini contro le istituzioni durante il Covid. Io penso che a chiunque nei miei panni di fronte a questa vicenda sarebbero cadute le braccia". Il motivo è semplice e il presidente del Consiglio lo spiega: "A gennaio io ho fatto 73 ore di volo e sapete perché l'ho fatto? Perché sono consapevole che ogni accordo che stringiamo diventa una porta che si apre per le nostre imprese. Significano posti di lavoro e investimenti. La credibilità che cerco faticosamente di costruire ha portato qualche giorno fa un fondo di investimento norvegese, il più grande al mondo per asset, a comprare 8 miliardi di euro di titoli di stato italiani". Poi c'è l'Ilva, il percorso di Ita con i tedeschi, gli accordi in Arabia Saudita da 10 miliardi. Un lavoro di relazioni che può essere messo in pericolo dalle manovre della magistratura.
In questo scenario, infatti, l'avviso di iscrizione nel registro degli indagati rischia di rovinare tutto. "Ieri mi sono ritrovata sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata. E se in Italia i cittadini capiscono cosa sta accadendo, all'estero non è la stessa cosa. Secondo voi il fondo di investimento norvegese, dopo aver letto questa notizia, sarà più portato a comprare altri titoli qui? Quello che sta accadendo è un danno alla nazione e alle sue speranze. E la cosa mi manda ai matti. Puoi essere anche disposto a fare tutti i sacrifici, ma se gli italiani che dovrebbero remare con te invece ti remano contro, smontano tutto il lavoro che fai".
"Non sono demoralizzata e neanche preoccupata - insiste Meloni - lo sapevo a cosa sarei andata incontro. La mia è una battaglia per l'Italia normale, che forse va anche oltre la destra e la sinistra". Perché "non è normale che i governi li scelga il Palazzo e non il popolo. Non è normale che alcuni magistrati politicizzati cerchino di colpire chi non è schierato con loro. Non è normale che quando arriva la Finanza bisogna essere terrorizzati anche se non si è fatto nulla di male". Degenerazioni che per Meloni mettono in ginocchio il Paese.
Poi l'affondo contro le toghe: "Una parte dei giudici, per fortuna pochi, vogliono decidere la politica industriale, vogliono decidere la politica di immigrazione, vogliono decidere se e come si possa riformare la giustizia, per cosa si può spendere e per cosa no. In pratica vogliono governare loro. Il problema è che se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa; se loro sbagliano, invece, nessuno può dire niente. Ma nessun potere al mondo in uno stato democratico funziona così".
Meloni è convinta che la magistratura sia una colonna portante delle istituzioni, sia chiaro. Ma non può ballare la sola. "Quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema crolla - conclude il premier - Se poi alcuni giudici vogliono governare che si candidino. Ma non si può fare che loro governano e io vado alle elezioni".
Il timore, fondato, è che un pezzo dei grossi gruppi di potere italiani non abbiano a genio questo governo. E lavorino per abbatterlo. "Ma agli italiani dico, finché ci siete voi ci sarò anche io: non intendo mollare di un millimetro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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