Giornalisti in galera, bocciato l'articolo 1 del ddl diffamazione

Legge sulla diffamazione Il Senato la affossa

Giornalisti in galera, bocciato l'articolo 1 del ddl diffamazione

E alla fine la legge sulla diffamazione non si farà. Un nuovo stop blocca in Senato il ddl diffamazione. Con 123 voti contrari e 29 favorevoli e nove astenuti Palazzo Madama non ha approvato l’articolo un del disegno di legge. Subito dopo il presidente del Senato Renato Schifani ha sospeso i lavori.

L’articolo bocciato oggi a Palazzo Madama conteneva anche le norme che prevedono il carcere per i giornalisti. Dopo l’annuncio del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri, che ha deciso di chiedere al suo gruppo di non partecipare al voto, sono mancati i numeri per l’aprovazione del testo, sostenuto ormai ufficialmente soltanto dal Pdl e dalla Lega Nord. "È il fronte del carcere a vincere e spero che la stampa lo rilevi - ha spiegato Gasparri - la nostra era una proposta che non prevedeva la reclusione e che bilanciava con rettifiche e multe le ipotesi di reato". Con la caduta dell’articolo uno del ddl decade, di fatto, anche il resto della riforma sulla quale si è a lungo combattuto sotto la spinta dell’urgenza dettata dalla condanna definitiva per diffamazione a carico del direttore del Giornale Alessandro Sallusti.

Subito dopo il voto, Schifani ha proposto all’aula di Palazzo Madama, "apprezzate le circostanze", di sospendere la seduta per riprenderla entro dieci minuti passando all’esame di un altro provvedimento: quello sulla istituzione di una commissione costituente. "È morto così - ha commentato Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd - basta così".

Le reazioni

La Federazione Nazionale della Stampa ha accolto la bocciatura dell'articolo uno sottolineando come "l’appello alla riflessione fatto dalla seconda carica dello Stato, il Presidente Renato Schifani, raccolta venerdì dal Sindacato dei giornalisti ha avuto uno speculare sviluppo nella riflessione fatta poco fa dall’aula del Senato che ha bocciato l’art. 1 della proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa che puniva i cronisti con il carcere e con le multe e i direttori con forti sanzioni pecuniarie".

Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti ricorda: "Siamo soddisfatti".

Ma sottolinea anche che "resta tuttavia la preoccupazione per quanto previsto dalla legge vigente (la numero 47 del 1948, ndr) che ancora contiene la previsione del carcere" da uno a sei anni per chi commette il reato di diffamazione a mezzo stampa per un fatto determinato.

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