Golpe a 5 Stelle: ignoranti o in malafede?

Golpe a 5 Stelle: ignoranti o in malafede?

Il sospetto è che anche Grillo e i suoi cinquestelle stiano buttando nel cestino il loro biglietto vincente della lotteria. Non come Segni vent'anni fa, in modo diverso, senza le paure e la sobrietà del leader referendario, ma il risultato è lo stesso. Il movimento dei «cittadini» rischia di naufragare per uno strano miscuglio di sindrome da bar e spirito parolaio. È il qualunquismo che si sposa con la retorica piazzaiola del sinistrismo effimero.

Adesso, per esempio, si sono messi in testa di formare subito le commissioni parlamentari. L'idea è: noi siamo spicci, non stiamo qui a pettinare le bambole, come direbbe Bersani. Ottimo. È chiaro che questa melina post elettorale è una sciagura. Il problema è che per fare le commissioni serve prima, subito (ci viene da dire) un governo. Il motivo è semplice. Le commissioni, soprattutto quelle che interessano ai grillini, sono importanti, anche perché tutelano e danno voce alle opposizioni. E se non c'è un governo, come si fa a individuare le minoranze? A questa obiezione Grillo risponde: noi abbiamo già detto che non parteciperemo a nessun governo, quindi noi siamo la minoranza. Appunto: una minoranza. Ma se anche il Pdl resta fuori dalla stanza dei bottoni, anche i suoi parlamentari sono minoranza. Anche a loro spettano le garanzie naturali dell'opposizione. Quello che i grillini faticano a capire è il plurale. Pensano di essere sempre e soltanto l'unica, sola, legittima, opposizione al regime delle caste. «Commissioni subito o partiti commissariati», urla Grillo.

Fateci caso. In Italia il Pd presume di essere l'unico governo possibile, il Movimento Cinque Stelle la sola opposizione legittima. Come minimo è presunzione, che spesso scivola nel delirio di onnipotenza. Questo atteggiamento superomistico comincia a innervosire gli elettori moderati, di destra e di sinistra. Grillo ha congelato i suoi otto milioni di voti, non partecipa al gioco parlamentare della democrazia, ma poi pretende di sbloccare lo stallo istituzionale con colpi di teatro e fumosi effetti speciali. È la storia dell'occupazione del Parlamento, che se fosse vera ricorderebbe le aule sorde e grigie di Mussolini, ma per fortuna è solo ammuina, termine napoletano che sintetizza perfettamente chi fa finta di agitarsi senza concludere nulla.
Il problema politico dei «cinquestelle» è che non sanno cosa fare di quel 25 per cento dei voti. Non vogliono alleanze, non vogliono responsabilità. Va bene. Diciamo che stanno in Parlamento per controllare, per rendere trasparente il Palazzo. Questo, senza dubbio, sarebbe un grandissimo merito. Solo che un po' tutti in queste lunghe settimane post-voto si sono resi conto che i parlamentari grillini ripetono come un mantra frasi fatte, per il resto appaiono come apprendisti stregoni, un po' allo sbaraglio.

Seguono il capo che, da lontano, ordina l'occupazione delle aule del Parlamento. Lui parla, loro si muovono: tutti asserragliati nelle Camere. Si riempiono la bocca con la democrazia e poi la schiaffeggiano. Di più: gridano al golpe, senza sapere che l'unico golpe rischiano di farlo loro.

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