Il governo ci riprova con i tagli alla spesa Ma solo dopo l'estate

Saccomanni nominerà un commissario ad hoc. Le sforbiciate toccheranno un quarto delle uscite

Il governo ci riprova con i tagli alla spesa  Ma solo dopo l'estate

Roma - Un commissario per la spesa pubblica. Una cabina di regia per l'Imu. Fabrizio Saccomanni è romano di nascita, ma al ministero dell'Economia ha adottato un passo da montanaro; come l'aveva Tommaso Padoa Schioppa, bellunese di nascita, mitteleuropeo d'adozione. Ed è proprio a Tps che Saccomanni prova a ispirarsi ora che siede alla scrivania di Quintino Sella; anche se quando entrambi erano in Banca d'Italia militavano in squadre diverse: «ciampiano», Padoa Schioppa; «diniano», Saccomanni.
Nell'intervista al Corriere della Sera, il ministro dell'Economia fa capire che la stagione delle tasse è prossima alla fine; l'ultimo strascico arriverà, forse, con la riforma del catasto. E che in settembre/ottobre il governo interverrà con i tagli alla spesa pubblica. E l'aumento dell'acconto Irpef, Ires e Irap, definito con l'ultimo Consiglio dei ministri lo reputa una sorta di «prestito soft» fatto dai contribuenti all'Erario.

A occuparsi direttamente dei tagli alla spesa sarà un commissario che verrà nominato «ad hoc», sulla falsariga di quel che fece Enrico Bondi con il governo Monti con la spending review. Saccomanni evita di ripetere il termine anglosassone, agganciato a esperienze non positive. Ma sottolinea che aggredire la spesa pubblica non sarà facile. Anche perché quella su cui si può realmente intervenire - una volta tolte spese fisse come quelle per interessi, pensioni e stipendi pubblici - si riduce da 800 a 207 miliardi. In tal modo, il ministro riprende concetti più volte ribaditi dai vari Ragionieri generali dello Stato che si sono succeduti negli anni; a partire da Andrea Monorchio.

Saccomanni avverte che i tagli non saranno indolori per la pubblica amministrazione e per i cittadini. Ma non rivela alcuna misura. In compenso, valuta come «misure ponte» quelle varate fin qui dal governo: «servono per guadagnare tempo». E anticipa che il vero profilo della politica economica del governo si vedrà in autunno, con la Legge di stabilità. E in qualunque caso, dopo le elezioni tedesche. La Legge di stabilità, comunque, entrerà in vigore il primo gennaio prossimo, non prima.

Con un particolare. Il governo, entro l'estate, deve reperire almeno 5 miliardi per rifinanziare spese obbligatorie (al momento) come le missioni di pace (i soldi finiscono a settembre) e vari sconti per le attività produttive. Ma di questi interventi, il ministro non fa cenno.

In compenso, spiega che il riordino della fiscalità sulla casa (oltre a tenere conto della riforma del catasto, contenuta nella legge delega fiscale) verrà elaborata anche grazie al ricorso di una cabina di regia tra le forze della maggioranza.

Nell'intervista, Saccomanni si toglie un sassolino dalla scarpa nei confronti di quanti (all'interno della maggioranza) ipotizzano l'uso del gettito aggiuntivo dell'Iva determinato dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, quale strumento di copertura per rinviare l'aumento di un punto dell'Iva stessa. Il ministro dice che questo meccanismo di copertura non può essere presentato a Bruxelles; ma poi riconosce che a settembre sarà possibile avere una stima precisa del «gettito Iva addizionale».

Insomma, oggi quello strumento di copertura non può essere accolto, ma in futuro sì.

Nessun cenno da parte di Saccomanni alle riforme strutturali che intende portare avanti. Eppure, questo è l'argomento su cui batte l'Europa.

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