Al Tar di Venezia fanno il tifo per Renzi. Sì, perché la decisione di ieri di accogliere la richiesta di sospensiva all'ordinanza che limitava il passaggio delle navi da crociera davanti a San Marco regala due grandi soddisfazioni al rottamatore da poco insediatosi a palazzo Chigi: da un lato gli consente di dimostrare ancora una volta che l'odiato predecessore, Enrico Letta, aveva partorito una soluzione indigeribile e inapplicabile («non appare sostenuta da una adeguata attività istruttoria preliminare»), e dall'altro stoppa un provvedimento che avrebbe causato la perdita di migliaia di posti di lavoro garantiti dalle compagnie di navigazione proprietarie dei «mostri» sguinzagliati in laguna.
Uno a uno e palla al centro. Il gol del pareggio, in realtà, l'hanno segnato Venezia Terminal Passeggeri («Questa decisione conferma la validità delle tesi da sempre sostenute dall'azienda, circa l'inesistenza di pericolosità o di danni dovuti alla circolazione della navi in laguna»), le imprese portuali e il Comitato Cruise Venice che avevano presentato ricorso contro la decisione del governo Letta di stoppare, in maniera graduale, il passaggio dei traghetti. Tecnicamente il pronunciamento del Tar sospende le disposizioni lettiane fino all'udienza di merito fissata per il 12 giugno. Vale la pena ricordare che le limitazioni previste dall'ordinanza prevedevano 708 passaggi nel 2014 nel canale di San Marco per le navi passeggeri di stazza superiore a 40mila tonnellate e il divieto di passaggio nel 2015 per quelle di stazza superiore a 96mila tonnellate. Il Tar del Veneto ha sancito che questi limiti devono essere subordinati «alla disponibilità di praticabili vie di navigazione alternative a quelle vietate, come individuate dall'autorità marittima con proprio provvedimento».
E qui si fa riferimento al nuovo canale Contorta Sant'Angelo, di cui si prevede la realizzazione ma, secondo il timing tipico delle infrastrutture italiche, potrebbe vedere la luce alle calende greche. E secondo il Tar, la graduale interdizione del passaggio delle navi «può essere consentita solo a partire dal momento dell'effettiva disponibilità di una via alternativa». Mica fessi quelli del Tar: un conto è scrivere che il canale si farà, un altro paio di maniche è farlo davvero. Fino ad allora le grandi navi potranno fare il solito, contestatissimo, percorso. E ai comitati che si oppongono a questo «sfregio», sindaco Giorgio Orsoni compreso, non resta che evocare lo spettro dello Schettino di turno, con tragedia veneziana fotocopia di quella del Giglio.
«Siamo fiduciosi che la volontà del governo sarà rispettata commenta Orsoni - e con questa il suo impegno affinché le navi non compatibili siano allontanate dal Bacino di San Marco. Auspico che questo impegno e questa volontà, che sono anche quelle della città e del mondo intero che ci guarda, siano ribaditi ponendo rimedio, ove necessario, ai vizi rilevati dal giudice amministrativo, al fine di raggiungere l'obiettivo ampiamente condiviso anche a livello internazionale».
«La decisione del Tar non può assolutamente distrarci dal voler trovare e realizzare entro il 2016 la via d'acqua alternativa per raggiungere la Marittima - precisa una nota dell'autorità portuale - e ovviare al passaggio davanti San Marco. Il governo, anche su suggerimento del Senato, si è dato 120 giorni di tempo per valutare il Contorta Sant'Angelo o la sua alternativa».
Volendo fare il bilancio tra vincitori e vinti, Orsoni e i comitati «No Grandi Navi» subiscono una brutta botta, mentre Paolo Costa, presidente dell'autorità portuale, vede ribadito il concetto del canale alternativo quale condizione
necessaria per lo stop ai traghetti a San Marco. Le compagnie di navigazione mantengono il business e pure i posti di lavoro. Renzi pensa a Letta e, da Berlino, non può che ringraziare in silenzio il giudice del Tar del Veneto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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