La Meloni ha un nuovo ammiratore: Beppe Grillo (nella foto). Il comico genovese, nonché fondatore dei Cinquestelle sfrutta la politica economica della leader di Fratelli d'Italia per beneficiare di consistenti agevolazioni fiscali. Come? Il giornale web Open ha scoperto come. Nella prima legge di bilancio firmata dall'esecutivo guidato dalla Meloni era contenuta una norma che consentiva di trasformare in società semplici quelle srl che avevano come unico scopo la gestione immobiliare e dove non vi figurassero altri fuorché i soci.
Grillo non si è lasciato sfuggire l'occasione. La sua società Gestimar, gestita fin qui dalla moglie Pavin Tadjik nelle vesti di amministratore delegato, ha potuto cambiare ragione sociale semplicemente licenziando la stessa Tadjik.
Diventa quindi più difficile per il Movimento Cinquestelle, ora schierato fieramente all'opposizione, combattere le stesse leggi che il suo ispiratore e fondatore trova utili, almeno per se stesso. Non bastavano le liti tra il comico genovese e l'attuale leader del Movimento a mettere a disagio gli iscritti e simpatizzanti, dando l'impressione che una spaccatura tra i sostenitori di Grillo, i duri e i puri, e i realisti vicini alle posizioni di Conte, sia possibile. Ora arriva lo sfruttamento da parte di Grillo della politica fiscale meloniana per versare all'erario meno soldi e conservando maggiori profitti dalle sue attività immobiliari.
Il disagio dei militanti pentastellati non è poi tanto diverso da quello che con ogni probabilità hanno provato molti degli iscritti al Partito democratico. In questo caso non è un «ispiratore» esterno al mondo politico ma proprio l'organizzazione amministrativa di un partito ad aver fatto «buon uso» di una delle disposizioni fiscali del governo Meloni. Fu sempre Open a tirarla fuori nel luglio scorso. E fa sempre riferimento alla prima legge di Bilancio dell'esecutivo meloniano.
In questo caso il partito di Elly Schlein ha sfruttato la possibilità di rateizzare le somme dovute al Fisco con versamenti programmati fino al 30 novembre del 2027. Senza, però, pagare gli interessi e l'aggio. E fin qui, si potrebbe pensare, niente di male. Salvo ricordare che alcuni esponenti di spicco del Nazareno avevano criticato aspramente l'introduzione della norma da parte del governo Meloni.
Tra questi il responsabile economico del Pd Antonio Misiani che parlò all'epoca di «condono» e di «schiaffo alla regola». Mentre il capogruppo in Commissione bilancio, Ubaldo Pagano, chiese di smetterla di «favorire gli evasori» e «aiutare dei criminali». Anche la Schlein attacco l'esecutivo parlando di «sberle ai contribuenti onesti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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