I grillini sono in rivolta e il "guru" li scomunica

Cresce il malumore della base contro il capo che vieta le convention dal vivo. E spunta un manifestino satirico: "Chi pensa e critica viene scomunicato"

I grillini sono in rivolta e il "guru" li scomunica

All’armi siam grillini. Nessuno a Rimini parla di scissione, ma i malumori ci sono e non è facile ignorarli. Qui c’è il grillismo che chiede di contarsi, riconoscersi, con quelli che qualche volta vogliono anche guardarsi in faccia e non sopravvivere solo nell’iperspazio dei blog e dei forum. È il grillismo che da grande si vede un po’ più istituzione, partito. Non proprio in giacca e cravatta, ma almeno con una sede periferica, per fare politica sul territorio. Laggiù, in Liguria, sempre più lontano e incacchiato, vola Beppe Grillo, il capo carismatico, l’uomo che con un «non partito» ha messo in franchising il suo programma e ha detto ai suoi fedeli: andate e raccontate la buona novella. Grillo non vuol sentire parlare di incontri, riunioni, convocazioni, e di punti cruciali da discutere, tipo come selezionare i candidati o di trasparenza. Come il Nanni Moretti di Io sono un autarchico Grillo urla: «No! Il dibattito no». Il capo insomma si arrocca in difesa dell’anima movimentista. E con lui ci sono tutti i grillini della prima ora, su tutti Gian Roberto Casaleggio, l’eminenza grigia della comunicazione, il grande tessitore della rete che ha reso il comico genovese il re dei blogger. Caseleggio nell’immaginario dei grillini dissidenti è diventato una sorta di Rasputin, quello che si approfitta della buona fede del capo. Qualcuno sotto banco ha cominciato a chiedere la sua testa. Da qui la furia di Beppe.
I grillini «istituzione» non avevano fatto in tempo neppure a mettere piede all’Hotel Continental, viale Vespucci, all’altezza del bagno numero 32, che il capo movimentista e carismatico li scomunicava sul suo blog. «Non è stato fissato nessun incontro nazionale del Movimento 5 Stelle e non è stato dato incarico ad alcuno di organizzarlo». Ancora: «Il M5S ha un programma discusso in Rete. Non è necessario altro. L’eletto del M5S risponde solo alla sua coscienza e all’applicazione del programma, non a fantomatici comitati sul territorio». L’accusa è di essere poltronisti e arrivisti che sognano un partito tradizionale con vertici, capi e capetti (e guarda caso loro vorrebbero fare i capetti). Conclusione di Grillo: «Tutto questo mi ha fatto cadere le palle».
L’orchite di Beppe si diffonde in fretta nei forum del movimento. Qualcuno dice che è tutta colpa dei giornalisti. Molti stanno con il capo: «Invece di rompere le palle a Rimini con due giorni di nulla cosmico sentitevi su Skype. Finita la due giorni spegnete Skype e andate su Youporn, così vi passa la paura». C’è anche chi, e non sono pochi, ci sono rimasti parecchio male. Accusano Grillo di fare il santone e di non far crescere il movimento dal basso. Il riassunto è il manifestino di scomunica che almeno butta tutta la questione in satira. Primo: «Non è lecito pensare con la propria testa». Secondo: «Non è lecito proporre idee o progetti senza la previa approvazione dei guru». E infine: «Sono scomunicati come apostati coloro che pensano e criticano».
A Rimini intanto, sempre all’altezza del bagno numero 32, il dibattito va avanti inesorabile come il rumore delle onde che arriva dal mare. Solo che i «fantomatici cittadini del Movimento a 5 Stelle» non sono in vena di scissioni. Tutto rientra. È stata bocciata anche la proposta di eliminare dal simbolo il nome di Beppe Grillo. Era solo una tranquilla scampagnata tra amici.

E l’orchite di Grillo? «Non avrà avuto corrette informazioni sulle nostre vere intenzioni». Il capo non ha colpa. Come al solito non gli dicono la verità. Se vi diranno che tra i grillini c’è aria di tempesta non vi preoccupate, la colpa, si sa, è dei giornalisti.

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