I Paesi del Mediterraneo adesso fanno muro "Contrasto alle partenze, più fondi e rimpatri"

Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta uniti chiamano l’Ue: "La solidarietà sia permanente e obbligatoria. La lotta all’immigrazione irregolare è di tutti"

I Paesi del Mediterraneo adesso fanno muro "Contrasto alle partenze, più fondi e rimpatri"

Evitare nuove tragedie in mare stoppando la migrazione irregolare, «sfida europea e internazionale». Da prevenire anche grazie alla collaborazione dei Paesi di origine e di transito dei flussi, «per smantellare le reti di trafficanti». Tra questi Paesi c'è la Turchia, con la quale la cooperazione passa per l'attuazione della dichiarazione congiunta sul tema migranti tra Ue e Ankara del 18 marzo 2016. Inoltre, bisogna «garantire il necessario livello di finanziamenti destinati al Nord Africa per il 2024 ed oltre». A caldeggiare questa ricetta per far sì che naufragi come quello della scorsa settimana non si ripetano è la dichiarazione dei ministri dell'Interno del gruppo Med5 (Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna) riuniti a La Valletta. «Profondamente dispiaciuti per il recente tragico incidente», i ministri dei cinque Paesi mediterranei raccomandano un'intensificazione degli sforzi «per prevenire la migrazione irregolare, al fine di evitare la perdita di vite umane in mare, nonché lo sfruttamento dei migranti da parte dei trafficanti». Per Frontex arriva anche la richiesta di investire di più nella sorveglianza delle frontiere esterne dell'Ue, sia terrestri che marittime, considerata «una componente essenziale della lotta degli Stati membri e dell'Ue contro il traffico di migranti ed altre attività simili, così come per la prevenzione degli attraversamenti illegali delle frontiere, il che richiede il sostegno di Frontex agli Stati membri alle frontiere esterne». Frontex dunque deve «destinare maggiori risorse a questa missione, inclusa la sorveglianza delle acque internazionali», e i ministri del Med5 raccomandano anche che siano messi a disposizione «ingenti fondi e mezzi dell'Ue per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità di protezione delle frontiere, così come delle infrastrutture, dei mezzi di sorveglianza e delle attrezzature». Ma non basta. I ministri del Med5 chiedono al Consiglio Ue di «intensificare gli sforzi verso l'istituzione di un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio», anche attraverso una «programmabile ricollocazione all'interno dell'Ue» che sia finalmente efficace ad allentare la pressione per i Paesi in «prima linea». E ribadiscono anche «l'importanza dei rimpatri come pilastro fondamentale della politica migratoria dell'Unione», insistendo per «rafforzare i percorsi legali come mezzo per ridurre la migrazione irregolare e promuovere canali di migrazione regolari, ordinati e sicuri a vantaggio di tutte le parti coinvolte». Un punto, quest'ultimo, sul quale Meloni aveva insistito già in campagna elettorale. Il governo italiano, dunque, trova un alleato nei partner Med5 nel chiedere alla Ue una linea dura sul fronte dell'immigrazione, oltre che di farsi carico del problema senza scaricarlo ai Paesi di confine. Il tutto perché non si ripetano disastri come quello di Steccato di Cutro. Sul naufragio il governo insiste: è stata Frontex a non dare l'allerta.

Lo ha sostenuto, ieri, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ribadendo che «Frontex non ha lanciato nessun allarme». Stessa linea per Gdf e Guardia costiera, come dimostra la relazione di quest'ultima sul naufragio, nella quale gli scambi informativi con le Fiamme gialle mostrano come si concordasse sull'assenza di criticità.

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