"Inquieta l'attacco continuo di Meloni". Saviano torna a fare la vittima in tv

Dopo le parole di Giorgia Meloni ad Atreju, Roberto Saviano si è seduto nel salotto di Lilli Gruber per rispondere al premier e accusare di non avere lo stesso "potere"

Roberto Saviano
Roberto Saviano
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Roberto Saviano non ha perso l'occasione per un'altra ospitata in tv a seguito delle parole di Giorgia Meloni ad Atreju, dove il premier ha sottolineato che le politiche di questo governo hanno "buttato fuori la camorra dalla gestione delle domande per i nulla osta dei migranti regolari". Ma non solo, perché, prosegue Meloni, "abbiamo buttato fuori i camorristi che occupavano le case popolari a Caivano e anche qui i complimenti dei guru dell'antimafia alla Roberto Saviano li aspettiamo domani, fosse mai che non ci sia più nulla su cui fare una serie televisiva milionaria".

Parole che non sono evidentemente piaciute allo scrittore, che questa sera era già in tv a commentare le parole del premier con il solito vittimismo che ne contraddistingue le dichiarazioni ormai da tanti anni. "Mi hanno colpito sia i toni che i contenuti di Meloni. Ogni anno c'è un appuntamento contro di me ad Atreju. I toni sono pesanti perché c'è una strategia precisa: quella di rendere in questo caso uno scrittore ma molto spesso un giornalista o un intellettuale un rivale politico", ha dichiarato Saviano nel salotto di Otto e Mezzo a Lilli Gruber. Ma si sopravvaluta quando si definisce un "rivale politico", anche se nel momento in cui uno scrittore o, comunque, un esponente della culture si espone politicamente, diventa a tutti gli effetti un soggetto politico attivo. E non ha mancato di riportare anche uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti: "Inquieta che ci sia questo attacco continuo, come se fossimo di pari livello, ma non lo siamo; è una sproporzione di poteri. Meloni ha le leve: fare il nome e cognome di persone che non sono in politica significa isolarle, e lei lo sa".

"In qualche modo è sottrarre il ruolo dialettico della critica e spingerti ad essere considerato l'avversario. La strategia che utilizza anche Trump, la teorizza Bannon. C'è un motivo: non serve più intervenire sui temi perché ho già vinto, ho preso i voti; l'avversario no. Si sottrae la legittimità della critica", ha proseguito Saviano. Eppure, il premier ha solo voluto sottolineare i risultati raggiunti su un tema che è quello sul quale Saviano ha costruito una carriera e del quale dovrebbe essere interessato, in un senso o nell'altro. Ma lo scrittore nega i risultati ottenuti dall'esecutivo Meloni e spiega a Gruber che "la descrizione di Meloni su Caivano è stata imprudente, perché quanto dice non è quello che è accaduto. Caivano ha avuto un centro sportivo. Non c'è un investimento sul lavoro, e quello in nero continua ad essere la grande piaga di Parco verde e di gran parte del Sud".

Incapace di ammettere che in due anni il governo Meloni ha ottenuto più risultati dei governi che si sono succeduti negli ultimi dieci, Saviano dice ancora che quanto fatto non vale perché "sono state liberate 36 case su oltre 120. Ma il dettaglio è un altro: il sistema camorra è intatto; ma lo sbandierano come una vittoria. Il decreto Caivano ha riempito le carceri minorili rendendole satolle". Intanto a Caivano ci sono 36 case in meno in mano alla criminalità organizzata e criminali in meno per le strade, che nei penitenziari minorili hanno la possibilità di avvicinarsi a una riabilitazione sociale ed educativa, senza continuare a trascorrere il tempo per la strada al servizio dei boss.

Tuttavia, lo scrittore nega anche questo: "L'associazione Antigone ha monitorato che di fatto il decreto Caivano, investendo completamente sulla repressione e non sulla prevenzione, ha fatto sì che entri in carcere con un reato lieve e ne esci camorrista". Tutto questo sarebbe stato dimostrato in appena un anno dall'entrata in vigore del decreto.

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