Luciano Canfora, il prossimo 16 aprile, verrà chiamato in aula per l'udienza pre-dibattimentale a suo carico in seguito alla querela del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nel 2022, il filologo e saggista, docente emerito dell'università di Bari, nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico Fermi del capoluogo pugliese, definì il premier "neonazista nell'animo". La gravità di questa locuzione è aggravata dal contesto, che vedeva il docente parlare a una platea di giovanissimi, all'interno di un liceo, dove era stato organizzato un incontro incentrato sulla guerra in Ucraina. In soccorso di Canfora è arrivato il proclama di Donatella Di Cesare, che non deve stupire viste le posizioni assunte dalla docente di Filosofia dell'università La Sapienza di Roma.
"Esprimo tutta la mia solidarietà a Luciano Canfora, insigne storico e filologo, personaggio pubblico nel dibattito italiano, il cui diritto alla libertà di parola viene leso da una pesante denuncia sporta contro di lui dalla maggior carica politica", scrive Di Cesare. Quanto scritto dalla professoressa è l'espressione di una parte sempre più ampia di intellettuali, o sedicenti tali, incapaci di distinguere tra la libertà di pensiero e l'offesa.
Eppure, da Immanuel Kant a Martin Luther King, filosofi e uomini di cultura, sicuramente liberi pensatori, sostenevano con convinzione il principio secondo il quale "la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri". Definire una persona, al di là del suo ruolo nella società, come "neonazista nell'animo" rappresenta una violazione dell'altrui reputazione davanti a un pubblico e in assenza della persona offesa.
Ma, a quanto pare, da una certa parte si vuole avere totale libertà di offesa, ma sono in attivo. Perché nel caso di un identico comportamento perpetrato nei loro confronti, allora sono pronti ad alzare la voce e ad agire in tutte le sedi per la tutela dell'onorabilità. Un doppiopesismo ben noto, che si accompagna a una altrettanto conosciuta tendenza alla vittimizzazione. "Più che una denuncia legale, una intimidazione repressiva", conclude Di Cesare nel suo manifesto in sostegno di Carfora che, per non sbagliare, è stato accompagnato dall'hashtag #fascisti.
Quello dell'attacco alla libertà di pensiero, unito alla sedicente volontà repressiva e intimidatoria di chi chiede il rispetto della propria persona, è un mantra comune. È l'espressione di una certa parte di intellettuali che non amano sottostare alle regole della società civile ma vogliono essere loro stessi a dettarle.
Sono ancora fresche le lamentele della professoressa di Filosofia davanti alle polemiche sollevate dal suo commento nostalgico legato alla scomparsa della brigatista Barbara Balzerani, affettuosamente da lei chiamata "compagna Luna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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