Italia ingovernabile anche con il Mattarellum

Uno studio dimostra che il sistema elettorale che avevamo prima del Porcellum non cambierebbe nulla. Non ci sarebbe la maggioranza né alla Camera né al Senato

Italia ingovernabile anche con il Mattarellum

Le elezioni del 24-25 febbraio hanno lasciato un Paese di fatto ingovernabile, con tre poli sostanzialmente alla pari: Pd-Sel, Pdl-Lega e il Movimento 5 Stelle. Più la Lista Monti. La colpa, concordano tutti, è del sistema elettorale, il tanto vituperato Porcellum, che distribuisce i seggi in parlamento con meccanismi diversi: uno alla Camera, con un premio di maggioranza a livello nazionale, l'altro al Senato, con un premio su base regionale. A Montecitorio il centrosinistra è riuscito a ottenere la maggioranza (sia pure d'un soffio), a Palazzo Madama no. E per questo siamo in stallo.

Qualcuno sostiene che con la vecchia elettorale, il Mattarellum, sarebbe andata meglio. "Credo che il buonsenso ci porterebbe a tornare al Mattarellum", ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenendo ad Agorà su Raitre. Bersani ha sottolineato che «Hollande al primo turno ha preso gli stessi voti del Pd, ed ora governa, ed anche Bush ha vinto su Gore forse per un solo voto eppure ha governato".

Ma una ricerca dell'Istituto di studi politici Vilfredo Pareto, come riporta un articolo di Italia Oggi, dice l'esatto contrario. Avremmo evitato le liste bloccate e il parlamento dei nominati, questo sì, ma la situazione al Senato sarebbe stata analoga a quella attuale, e in più anche a Montecitorio non ci sarebbe alcuna maggioranza. Dalla simulazione dell'Istituto Pareto emerge questo dato inequivocabile: alla Camera Pd-Sel avrebbero ottenuto 261 deputati, Pdl-Lega 233, M5S 120, Monti 15. E non andrebbe meglio con con il Mattarellum al doppio turno (Pdl-Lega 195, Pd-Sel 226, M5S 193, Monti 15). Bruno Poggi, presidente dell'Istituto, sottolinea che "con tre partiti non viene mai fuori una maggioranza di governo".

A meno che non si pensi ad un sistema elettorale diverso.

Un maggioritario secco, all'inglese, oppure un sistema più "mitigato", un doppio turno alla frances, che faccia sfogare tutti al primo turno e poi, al secondo, obblighi gli elettori a scegliere i due candiudati più forti. Questo meccanismo, però, giocoforza andrebbe legato al semipresidenzialismo (occorrerebbe dunque una riforma costituzionale, non solo una nuova legge elettorale).

 

 

 

 

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