l’intervento 2

di Il governo Monti rappresenta anche una fase di tregua politica e può quindi consentire una riflessione più distaccata dell’evoluzione delle singole forze politiche. Con la crisi del governo Berlusconi, che la Lega e Tremonti hanno di fatto contribuito a determinare impedendo l’adozione di provvedimenti necessari ad affrontare efficacemente e urgentemente la crisi economica, è sembrato che la Lega salutasse positivamente il ritorno all’opposizione. In effetti, la Lega non ha mai completamente abbandonato la propria vocazione di movimento di opposizione, anche se negli ultimi anni ha dimostrato anche una capacità e uno stile di governo, rivelati soprattutto attraverso l’azione positiva svolta sul fronte della sicurezza dal ministro Maroni.
La Lega infatti non ha mai nascosto, anzi ha sempre rivendicato di essere una forza di lotta e di governo, per riprendere un vecchio slogan del partito comunista. È probabile che anche nel futuro la Lega continuerà a seguire questa politica: toni e linguaggio forti di opposizione, ma nella sostanza disponibilità a trattare con il governo sul federalismo. Basterà questo per mantenere con la Lega un’alleanza di governo alle prossime elezioni? Io credo che prima di tutto bisogna capire che cosa è diventata la Lega. In questi anni, secondo la mia opinione, la Lega ha subito una profonda trasformazione non solo di carattere politico, ma soprattutto sociale. La Lega, dopo aver conquistato il comune di Milano con Formentini, non è stata capace di formare una nuova classe dirigente corrispondente ai veri interessi del Nord. Per la verità un embrione di nuova classe dirigente, grazie all’alleanza con Berlusconi e il Pdl, la Lega l’ha formata, ma essa rischia di precipitare nuovamente verso una forma di primitivismo politico.
Oltre a ciò la Lega non è più determinante nelle grandi città del Nord, come dimostra il caso di Milano, e si è di fatto ritirata nelle città di provincia, diventando un partito organizzato ma corporativo e conservatore. Per questo la Lega sta commettendo un nuovo e grave errore nel condurre un’opposizione così propagandistica e perfino sguaiata nei confronti del nuovo governo. È impossibile infatti che le categorie sociali più dinamiche, innovative e moderne del Nord, non guardino con attenzione e speranza all’attuale tregua politica e agli sforzi per quanto imperfetti e sempre migliorabili dell’attuale governo di superare una crisi che rischia di mettere a repentaglio gli interessi di tutti.
Tirarsi fuori dagli sforzi per salvare l’Italia, rifugiandosi nell’ormai ridicolo Parlamento della Padania, significa rinunciare a rappresentare le vere aspettative di cambiamento e di riforme delle regioni del Nord.

Anche la Lega perciò dovrebbe cogliere questo momento di tregua per riflettere a fondo sulla propria identità di movimento che ambisce a rappresentare le regioni più ricche e avanzate d’Italia, se non vuole perdere del tutto la bandiera del Nord e del cambiamento.
*Coordinatore nazionale Pdl

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