L'affare Mps all'esame Bce: ora è un caso internazionale

La Banca presieduta da Draghi si prepara a supervisionare i conti dell'istituto. Profumo: "Antonveneta strapagata, un socio entro il 2015. Mussari? Inadatto per l'Abi"

Il governatore della Bce Mario Draghi
Il governatore della Bce Mario Draghi

Milano - Il terremoto Mps ha trasmesso le sue oscillazioni oltre i confini nazionali e investe direttamente le principali autorità finanziarie globali, dalla Bce di Mario Draghi (che già se ne occupò come governatore di Bankitalia) fino al Fondo monetario internazionale guidato dalla francese Christine Lagarde. Che difende l'operato di Via Nazionale. «Ha intrapreso un'azione tempestiva e adeguata per affrontare il problema di Mps», ha fatto sapere il Fmi.
Il presidente della banca, Alessandro Profumo, ieri sera a Otto e mezzo ha cercato di far comprendere al grande pubblico che comunque si tratta di un passato già alle spalle. «Antonveneta è stata pagata troppo ma non penso che siano state pagate tangenti», ha sottolineato aggiungendo che per ripagare l'aiuto da 3,9 miliardi dei Monti-bond preferirebbe «un socio finanziario anche se andrebbe bene pure Deutsche Bank». Certo, non è una questione all'ordine del giorno, ma se ne parlerà nel 2015 quando scadranno le obbligazioni sottoscritte dal Tesoro. Il nuovo Mps di Profumo sarà un istituto «dove la politica non entra in banca». Un taglio così netto col passato da definire la nomina di Giuseppe Mussari (di cui Profumo fu «grande elettore») alla presidenza dell'Abi «un errore» così come «non positivo» è il giudizio sul suo operato al Monte.
I problemi, ora, sono altri. Come ha fatto notare il Financial Times, l'odissea senese sarà il primo test per la sorveglianza bancaria unificata da parte della Banca centrale europea. In base all'accordo Ue dello scorso dicembre, toccherebbe a Francoforte, in stretta simbiosi con l'Eba (l'Authority comunitaria) vigilare sugli istituti bancari più importanti di Eurolandia - dai 30 miliardi di attivi in su - lasciando alle banche centrali la «cura» degli istituti più piccoli.
Per prepararsi a questo nuovo compito (che sarà separato da quello tradizionale di gestione della politica monetaria), la Bce dovrà rafforzare i propri organici raddoppiando i propri dipendenti con 2mila nuove assunzioni. L'interrogativo è un altro: la vigilanza bancaria non è soltanto una tecnica di supervisione dei bilanci degli istituti, ma soprattutto un compito politico. E può un'autorità monetaria come la Bce fare politica?
La risposta non è semplice. Lo dimostra il caso concreto del Monte: lo stress patrimoniale della banca nasce infatti dalla sottoscrizione di derivati per coprire le perdite su altri strumenti e far emergere un piccolo utile per pagare i dividendi all'azionista «politico» della banca, la Fondazione Mps «targata» Pd. Ecco perché le dichiarazioni di Mario Draghi domani nella consueta conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio della Bce dovrebbero essere illuminanti in questa direzione.
Intanto da Washington arrivano segnali di distensione. Il Fondo monetario internazionale ha infatti reso noto che «la vigilanza è stata serrata, con l'azione di supervisione adeguatamente intensificata non appena i problemi di Mps si sono aggravati». Non è una sottolineatura priva di significato giacché il Fmi ha anticipato i contenuti del rapporto sulla solidità finanziaria dell'Italia, che sarà pubblicato insieme al report sul nostro Paese. In pratica, sono stati anticipati i risultati più o meno positivi degli stress test «fatti in casa» dal Fondo sulla tenuta del sistema bancario.
Non solo un endorsement all'attività già svolta da Bankitalia, dunque, ma anche al piano di ristrutturazione del Monte di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (che oggi in consiglio valuteranno le perdite sui derivati) che «dovrà andare avanti».

La collezione d'opere d'arte della Fondazione Mps resta a Siena e non finirà all'asta. È quanto precisa l'ente dopo alcune indiscrezioni di stampa che indicavano contatti con Sotheby's per vendere una parte della collezione composta da tele e sculture per un valore di 7,6 milioni di euro. «Non c'è alcuna volontà di vendere la propria collezione di opere d'arte - spiega la Fondazione - risultato di un progetto portato avanti negli anni».

Le perdite da derivati sono stimate in 500 milioni di euro (pari all'ammontare del maggior aiuto di Stato richiesto con i Monti-bond, aumentati da 3,4 a 3,9 miliardi). Il disavanzo impatta anche sul patrimonio della banca, intaccato pure dalla perdita di valore dei Btp in portafoglio. Senza Monti-bond, sarebbe al di sotto della soglia minima di vigilanza (9%).


Il Monte dei Paschi ha sottoscritto alcuni contratti derivati (ossia legati ad altre attività, in questo caso mutui ipotecari) che hanno prodotto perdite. Al fine di «mascherare» il rosso in bilancio, ha ristrutturato queste operazioni con banche internazionali come Nomura dilazionandone l'impatto. Il nuovo management della banca ha portato alla luce il caso.

La supervisione sugli istituti bancari è compito della Banca d'Italia.

Essa vigila sia sulla corretta rappresentazione dei conti e del patrimonio nei bilanci che sull'adozione di adeguati controlli interni sull'operatività. In base all'accordo Ue di dicembre, questa funzione, relativamente alle grandi banche Ue, sarà delegata alla Bce di Mario Draghi.

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