L'angoscia nel paese dei colori Tutti in fabbrica in attesa di notizie

Choc a Sumirago, il Comune del Varesotto dove nel 1969 la famiglia trasferì l'azienda. Ieri dirigenti e dipendenti sono rientrati in fretta dalle ferie

L'angoscia nel paese dei colori Tutti in fabbrica in attesa di notizie

Fa strano che il sole, che accende i rami di questa brughiera, in una splendida mattina popolata di cicloturisti e amanti dello jogging, qui non riesca a filtrare. Pensandoci bene, contemplando quella sorta di grossa anfora dai tipici, inconfondibili colori missoniani, che veglia sull'ingresso della fabbrica fondata da Ottavio e Rosita, è come se avessimo di fronte non un'azienda ma un'isola buia. Immersa nell'oscurità di una tragedia. Los Roques: forse è tempo che comincino a venire i brividi soltanto a pronunciarlo questo nome, che nel 1997 e nel 2008 cancellò dal mondo altri aerei, altri italiani e ora cinque anni dopo inghiotte nel dolore più terribile, quello dell'incertezza e dell'angoscia, un altro aereo ancora, e ancora altri italiani, tra cui un italiano con un nome e un cognome griffati, Vittorio Missoni.

Dentro l'isola buia sono tornati in fretta, per una riunione operativa i dirigenti dell'azienda e anche alcuni dipendenti, che non se la sono sentita di restarsene in vacanza, sapendo che il resto della «famiglia», famiglia badate bene, non dei padroni della fabbrica, è schiacciata da un peso così duro in queste ore.
La guardia giurata, qualche centinaio di metri più giù, blocca le auto dei giornalisti e li invita a proseguire a piedi e, vicinissima, c'è la villa di Ottavio e Rosita presidiata dai vigili urbani. Anche se i due coniugi, colti dalla terribile notizia mentre loro stessi erano in vacanza, non ci sono. Una famiglia più che una fabbrica dicevamo, la Missoni, di via Luigi Rossi a Sumirago, conta circa 200 dipendenti, soprattutto donne, che hanno imparato a trattare quei magici coloratissimi, tessuti secondo l'estro e la fantasia del gran patriarca e di sua moglie. «Trasferirci qui sicuramente ha cambiato la storia della mia famiglia, avere vicino casa e bottega ti dà una grande serenità», ama ripetere Ottavio, oggi 92 anni, quando ricorda come, dopo il matrimonio nel 1953 con Rosita e l'apertura nel 1969 di una prima piccola fabbrica a Gallarate, decise di traslocare a Sumirago. «Ho parlato al telefono con alcuni familiari. Adesso lì è notte e le ricerche sono sospese, ma so che riprenderanno nelle prossime ore - dice Paolo Marchetti, direttore generale della Missoni, ai giornalisti davanti all'azienda, al termine della riunione. - Ho sentito la signora Angela, il signor Luca no (due degli altri fratelli, ndr), perché è in America. Non so quando rientreranno i Missoni».

E i dipendenti? «Qui siamo tutti molto preoccupati - ammette tristemente un'impiegata -, conosciamo solo le notizie che abbiamo dai giornalisti, ma confidiamo che ci sia ancora qualche speranza. Tanti dei miei colleghi hanno chiamato per sapere che cosa potevano fare, come stare vicini alla famiglia ed esprimere la propria solidarietà, ma in questo momento nessuno può essere d'aiuto, si può solo sperare».
Assente anche il sindaco di Sumirago, in vacanza in Spagna, parla per lui Umberto Brianzoni assessore allo Sport. Conosce personalmente Vittorio Missoni. «L'ho visto recentemente, perché, come sponsor della nostra squadra di calcio, ha partecipato a una premiazione pubblica. La famiglia ha un peso rilevante a Sumirago, è stimata e benvoluta da tutti. Vittorio è uno di noi».


Addolorato, il parroco don Daniele Gandini: «Appena ho appreso la notizia ho cercato subito di mettermi in contatto con i familiari e, in particolare, con Ottavio, che ho conosciuto. Purtroppo non l'ho trovato. Siamo tutti colpiti perché, in paese, la loro è una presenza molto forte e sempre attenta ai bisogni di chi ha meno».

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