Larghe intese accordi stretti

È adesso che il Pdl si gioca la sua credibilità

Ora non fatevi riconoscere. È adesso che il Pdl si gioca la sua credibilità. Adesso che c'è da fare un governo, da immaginare un futuro, da cambiare pagina. Non c'è dubbio che in questi mesi di secche politiche e istituzionali, con un Paese in panne, il Pd in balia delle correnti e Grillo in piazza a urlare e maledire, Silvio Berlusconi e il suo partito abbiano mostrato un atteggiamento responsabile, saggio e aperto al dialogo. Non se ne sono accorti solo i commentatori politici, ma anche molti italiani. Non è un caso che il Pdl nei sondaggi cresce, mentre gli altri cadono o annaspano. È il segno che gli elettori non votano a caso, ma premiano i comportamenti politici coerenti. Tutto questo ha creato un capitale di fiducia. Ecco, ora non bisogna spaccare, deviare, disperdere, buttare al vento il buon lavoro fatto dopo le elezioni. Basta poco per cadere in tentazione, basta poco per rovinare tutto.

C'è questo rischio? Si, c'è. Perché gli uomini spesso fanno in fretta a lasciarsi tradire dal proprio egoismo, dalle ambizioni, dall'invidia. Cominciano a pensare in piccolo, sgomitano, cadono nella mediocrità quotidiana, pensano che il bene dell'Italia non possa non passare dalla loro presenza al governo, vengono contagiati dal virus del protagonismo e si immaginano più indispensabili di quello che sono.
Questa invece è un'occasione da non perdere, e di dare una risposta alta ai pregiudizi della sinistra o dei cinque stelle. Questa non è una partita dove contano le poltrone. Qui bisogna davvero cercare di dare un futuro a questo Paese, pensando in grande, senza miserie da carrieristi, ma rispettando il voto degli elettori, mostrandosi all'altezza delle promesse fatte in campagna elettorale. I parlamentari del Pdl devono meritarsi la fiducia che milioni di elettori ancora una volta gli hanno dato, con coraggio e lealtà. E quello che gli italiani vogliono non è un segreto. Sta lì, basta ascoltarli. Vogliono meno tasse e meno burocrazia, sono stanchi di sprechi e clientele, sperano di poter uscire dalla melma che giorno dopo giorno sale fino al collo e oltre. Vogliono sperare. Si aspettano che chi governa metta mano all'architettura istituzionale del Paese, perché magari vogliono scegliere il capo del governo direttamente, ma non credono che l'unico modo per farlo sia passare dal blog di Grillo. Non vogliono più inciuci per spartirsi soldi, potere, posti e posticini di sottogoverno o assistere al valzer delle partecipazioni statali e affini dove ruotano sempre gli stessi volti e sempre purtroppo per gli stessi motivi.

Non vogliono rimanere paralizzati dal gioco a perdere dei veti incrociati, che ci ha regalato vent'anni di immobilismo. Pretendono che la prima casa sia libera dall'Imu, come promesso, perché fanno già fatica ad arrivare a fine mese e poi non riescono a capire perché devono dare il sangue allo Stato per quelle mura comprate e costruite con il sudore e con il lavoro. È il sacro rispetto per la proprietà privata.

Quello che chiedono al nuovo governo che Napolitano benedirà è di fare poche cose, in fretta, ma di farle bene. Questa volta non si può fallire, perché non c'è ritorno, non c'è perdono, non ci sono alibi e scuse e non ci sono seconde o terze occasioni. Questo allora sia un governo delle grandi intese, ma dal programma stretto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica