Il cuore della nuova legge elettorale, l’emendamento della commissione Affari costituzionali che rappresenta l’impianto stesso dell’Italicum, è passato alla Camera con 315 sì e 237 no. L’impianto base del testo, frutto dell’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, è stato approvato, anche se con uno scarto inferiore a quello previsto sulla carta. Ma vediamo cosa prevede la nuova legge: è fissata una soglia di sbarramento al 37% necessaria per ottenere il premio di maggioranza. Un'altra soglia, del 4,5%, è quella che i partiti devono superare per entrare in parlamento, se si presentano all'interno di una coalizione. Altrimenti, se corrono da soli, la soglia sale all'8%. Per le coalzioni la soglia di sbarramento è fissata al 12%.
Un altro aspetto fondamentale della legge elettorale è il premio di maggioranza, pari al 15%, che viene assegnato alla coalizione che supera il 37% dei voti. Previsto il ballottaggio per le due coalizioni (o partiti) che ottengano più voti ma non arrivino né superino la soglia del 37%. Sono stabiliti, inoltre i quozienti da utilizzare, ossia i criteri - attraverso degli algoritmi - per la ripartizione dei seggi e i criteri per i cosiddetti "resti". Contro quest’ultimo punto si sono battute le forze di minoranza, e si è concentrata la battaglia dei piccoli partiti, che lamentano l'eccessiva aleatorietà della ripartizione dei voti e, di conseguenza, dei seggi. I deputati di Sel rivolgendosi ai banchi della maggioranza hanno gridato: "Siete dei ladri della democrazia, è una frode elettorale". La Lega, invece, definisce l’Italicum "una porcata maggiore" rispetto alla legge precedente."Questa legge elettorale è una schifezza. Il Pd è spaccato, il salva Lega serve a Renzi e ai democratici per coprire i loro problemi", tuona Matteo Salvini.
Centro democratico ribattezza il sistema dei quozienti introdotto dall’Italicum come un sistema "random", per sottolineare che il risultato prodotto (l'assegnazione dei seggi per i resti) avviene a casaccio. Approvato l’emendamento che garantisce la rappresentanza delle minoranze linguistiche in Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige. Bocciato, invece, l'emendamento pro-stallo del Movimento 5 Stelle, che vuole eliminare il ballottaggio tra le due principali coalizioni se nessuna raggiunge il 37%.
Bocciato l’emendamento che mirava a introdurre le preferenze. L’emendamento, a prima firma La Russa, era stato precedentemente accantonato. Governo e commissione hanno dato parere contrario. Già nella seduta notturna di giovedì scorso, l’Assemblea di Montecitorio aveva bocciato alcuni emendamenti sulle preferenze. Il voto di oggi conferma la tenuta del patto politico tra Renzi e Berlusconi, che non prevede le preferenze ma le liste bloccate con collegi plurinominali.
Bocciate le primarie obbligatorie "da svolgere almeno due mesi prima della data di scadenza del termine per la presentazione delle candidature per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica". L'emendamento era stato presentato da Marco Meloni (Pd). Molti deputati del Pd, tra cui Stefano Fassina, avevano dichiarato voto favorevole contrariamente a quanto dettato dal partito. Commissione e governo avevano dato parere contrario.
E' passato l'emendamento Pd-Fi che dà la possibilità a un candidato di presentarsi in otto collegi (multicandidatura), meccanismo che allunga di fatto la lista bloccata. I sì sono stati 335, i no 212. A criticare l’emendamento, che recepisce l’accordo tra Pd-Ncd-Fi è stato Danilo Toninelli di M5s, il quale ha sottolineato che essendo 120 i collegi previsti dalla Legge, 15 candidati di un partito potrebbero essere i capilista in tutti i collegi. Questo meccanismo, ha evidenziato Gennaro Migliore di Sel, "allunga di fatto le liste bloccate": infatti esso permette a un candidato di presentarsi in 8 diversi collegi, salvo poi optare solo alla fine in quale dichiararsi eletto, rendendo così ancora più inconoscibili gli eletti da parte degli elettori.
I partiti costituiti prima all’1 gennaio 2014 saranno inoltre esenti dalla raccolta delle firme, come prevede un emendamento presentato da Ignazio La Russa. Contro la norma ad listam ha tuonato il M5S, che ho la definito "l’emendamento salumeria": per Riccardo Nuti si tratta di un trattamento «di favore inammissibile». Del beneficio non potranno avvalersi eventuali partiti costituiti dopo il termine previsto.
Stralciato come previsto dalla riforma elettorale delle norme riguardanti il Senato e contenute nell’articolo 2 della legge. Contrari Sel e M5s, favorevoli gli altri gruppi.
class="entry-content">Dopo aver licenziato tutti gli emendamenti seguiranno le dichiarazioni di voto e il voto finale, previsto per domani mattina. La riforma della legge elettorale dovrebbe essere consegnata poi al Senato.
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