- Rubrica breve breve, diciamo monografica, dedicata agli scontri di Bologna di ieri e alle orribili reazioni politiche di oggi.
- Le frasi del sindaco Lepore sono vergognose. Ve le riporto interamente, poi le commentiamo.
1) “Noi eravamo contrari al corteo dei Patrioti e l’abbiamo detto perché temevamo che questa cosa avrebbe creato problemi di ordine pubblico e avrebbe messo a rischio l’incolumità di tante persone. Come purtroppo è accaduto”
2) “A Meloni dico ci hanno mandato 300 camicie nere noi invece vorremmo ancora chiedere fondi per alluvione, la casa, la sanità, le infrastrutture e le forze dell’ordine che servono per garantire sicurezza nelle nostra città”.
- Primo appunto. Una manifestazione può essere vietata se l’essenza stessa del corteo, cioè l’indole dei suoi partecipanti o i luoghi che dovrebbe attraversare, rischia di essere pericolosa per l’ordine pubblico. Non si può invece limitare il diritto dei “patrioti” di scendere in piazza solo perché la loro presenza potrebbe provocare la reazione scomposta dei centri sociali, da cui possono sorgere momenti di violenza. Se funzionasse così, sarebbe come assegnare agli antagonisti il potere di scegliere chi può e chi non può manifestare minacciando via via violenze di piazza. In città arrivano i Puffi e non piacciono ai centri sociali? Minacciano di mettere a ferro e fuoco la città, così il corteo di Gargamella verrà vietato. Fratelli d’Italia vorrebbe realizzare un banchetto? Stessa storia: applicando il “principio Lepore”, bisogna impedirlo altrimenti s'incazzano i compagni. L’idea del sindaco è solo pericolosa, ma decisamente antidemocratica.
- Secondo appunto. Mi spiega, Lepore, quale rapporto ci sarebbe tra i fondi per l'alluvione e la manifestazione di CasaPound? E poi: lo sa, il sindaco, che non è Palazzo Chigi ad organizzare manifestazioni ma semmai ad autorizzarle secondo disposizione di legge?
- Rivedibili anche le affermazioni del questore Antonio Sbordone che, nel ringraziare i poliziotti per “la professionalità, l’equilibrio e il coraggio” dimostrato, ha sottolineato il fatto che ci siano riusciti “senza usare la forza, pur venendo aggrediti, in modo particolarmente vile, vista la sproporzione numerica dei facinorosi rispetto agli agenti”. Caro questore, va bene. È lodevole che nessun manifestante sia stato colpito dai poliziotti. Ma vedere gli agenti “in ritirata” o costretti ad indietreggiare di fronte alle violenze dei centri sociali è deprimente. “Usare la forza” è un diritto degli uomini in divisa, altrimenti che glielo forniamo a fare il manganello in mano?
- Insopportabile invece la frase della presidente Anpi di Bologna Anna Cocchi: “Gli scontri non giustificano la reazione del governo. La sinistra nel suo insieme è stata provocata”. Cioè, ci rendiamo conto? Andare in piazza a Bologna, diritto che spetta a tutti, anche a Casa Pound, sarebbe una “provocazione” a cui giustamente i centri sociali hanno risposto con la violenza? È questa la tesi dell'Anpi? Ma che schifo.
- Avete idea di cosa sarebbe successo se un vicesindaco di FdI avesse partecipato, anche solo "in disparte", ad un corteo nato per contestare una legittima manifestazione e sorto con l'intento di arrivare alle mani? Ecco. Invece la vicesindaca dem, Emily Clancy, fa capolino al fianco degli antagonisti di Bologna e tutti zitti.
- Sarà anche brutto sentire il coro “boia chi molla è il grido di battaglia”, ma a conti fatti le “300 camicie nere” che tanta paura fanno a Lepore non hanno ferito neanche un poliziotto e non hanno spaccato nulla.
I bravi ragazzi dei centri sociali, invece, sì. Ci spiegate allora perché dovremmo preferire i secondi ai primi?- Ha ragione il sindacato Italia Celere a chiedersi: è quella di Bologna la "rivolta sociale" che tanto invocava Landini?
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