- Lo so che è di ieri, ma non posso non parlarne. Allarme rosso, Rose Villain andrà a Sanremo ma ha paura di vivere in Italia e negli Usa per colpa di Trump e Meloni. L’intervista in vista dell’Ariston è qualcosa meravigliosamente populista, ve la consiglio, ma di quel populismo radical chic di chi usa frasi fatte che nessuno contesterà mai solo perché politicamente corrette. “Ho già sofferto la prima amministrazione Trump - ha detto - ma, questa volta, ho l'impressione che sia molto peggio. Quando fu eletto Biden tutti scendemmo per le strade a festeggiare, oggi non c'è nulla da festeggiare ma al contrario faccio fatica ad immaginare, semmai diventerò mamma, come si possa crescere un figlio in quella società”. A parte che non ricordo questi fiumi di gente in strada per festeggiare la vittoria di Biden, e poi se quattro anni dopo siamo punto e d’accapo, con The Donald alla Casa Bianca, forse allora non erano poi così tanti. Magari in strada s’erano ritrovati Rose e qualche altro vip, calice di champagne in mano, ma il popolo? Secondo: questa storia del figlio che non vorresti far crescere nello Stato governato da presidenti che non ti piacciono ricorda molto l’intervista di Paola Egonu, guarda caso sempre poco prima del Festival di Sanremo. Ma è un ragionamento smentito ampiamente dai fatti. Trump infatti ha già governato e saranno nati negli Usa milioni di bambini, cresciuti senza nessun problema “in quella società” che tanto spaventa Rose. Se ce l’hanno fatta milioni di elettori dem, potrebbe farcela anche lei. Ma il meglio arriva analizzando la politica italiana. Villain sostiene di sentire “molto scontento fra i miei coetanei” visto che da “donna che tiene tantissimo ai diritti umani” che questo governo non tutela. Piccolo problema. Sai qual è, cara Villain, il secondo partito più votato alle elezioni del 2022 nella fascia dei tuoi coetanei? Indovina? Esatto, Fratelli d’Italia. Ritenta ancora, Rose.
- Jannik Sinner non andrà da Mattarella al Quirinale. Beato lui. No, ma signori: davvero merita l’ultima ora dei siti? Non è mica lesa maestà.
- La notizia del giorno è senza dubbio l’indagine ai danni di Giorgia Meloni. Due cosette due. Il problema io credo non sia tanto l’assalto giudiziario, le tante caselle che si incastrano, le proteste, la riforma della giustizia, gli 007 spioni e tutto il resto. Il problema è sempre e soltanto il fatto che in Italia un avviso di garanzia (e simili) viene considerato una sorta di marchio nero. Invece nient’altro è che l’informazione del fatto che su un determinato caso (l’espulsione di Alamasri) qualcuno (il tribunale dei ministri) cercherà di capire se un innocente (Meloni) ha commesso o meno un reato. Niente di più e niente di meno. Aspettiamo tre mesi prima di tirare le conclusioni.
- La cosa migliore, comunque, la dice Carlo Calenda: al netto del giudizio politico sul caso del carceriere libico, è assurdo che la magistratura indaghi su un caso così meramente politico. Ma il problema, credo, non sia tanto della procura stavolta. Bensì di quel furbone di Luigi Li Gotti che, sapendo il caos che avrebbe provocato, ha teso un gran trappole (o ha fatto un assist?) al governo.
- La speranza, forse vana, è che i giudici del tribunale dei ministri leggano le carte e chiudano tutto nel cassetto delle archiviazioni.
Perché sarebbe veramente patetico un nuovo, inutile processo in stile Open Arms per poi arrivare all'assoluzione (che appare scontata).- Scusate la versione breve, ma ci torneremo domani.
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