L'eredità di Zingaretti a Rocca: buco da due miliardi nella sanità

E la Corte dei conti boccia l’ex governatore sulle mascherine

L'eredità di Zingaretti a Rocca: buco da due miliardi nella sanità

In queste ore il neoeletto governatore del Lazio, Francesco Rocca, è alle prese con la disamina dei conti pubblici regionali ereditati dall'amministrazione di Nicola Zingaretti e Alessio D'Amato. Tra bilanci consuntivi e preventivi, la cifra da rendicontare annualmente si aggira attorno ai 27 miliardi di euro di cui 21 dedicati ai capitoli assistenziali e sanitari. Ed è proprio qui che emergono difficoltà e complicazioni. I disavanzi delle aziende sanitarie locali fanno emergere un ammanco che si aggirerebbe almeno attorno ai 2 miliardi di euro, oltre ai 90,7 milioni già certificati. In pratica le 18 aziende, tra Asl territoriali con nosocomi al seguito, le aziende ospedaliere e le aziende universitarie, viaggiano in questo ultimo anno finanziario (il 2021) con un debito prodotto per ciascuna tra i 32 e i 52 milioni di euro circa. L'impegno maggiore di spesa per ciascuna azienda è riferito al costo del personale dipendente, ovvero coloro che hanno un contratto subordinato. Ma è proprio su questo punto che si vanno ad agganciare poste di bilancio passivo riferite a cooperative di medici, infermieri, operatori socio sanitari e non ultimo, i medici a gettone pagati fino a 150 euro l'ora, che sono incluse nelle aree riferite ai servizi malgrado questi professionisti lavorino tutti espressamente in corsia quanto i loro colleghi assunti direttamente. E così anche le coop private che forniscono soccorso e ambulanze con tanto di personale proprio. Un esempio da considerare potrebbe essere quello dell'Ares 118 che vanta un consuntivo negativo pari a 32 milioni con decine e decine di affidamenti a privati esterni all'azienda. Di questi dispendi tutte le poste di bilancio sanitario sono a dir poco traboccanti e soltanto con un'attenta indagine incrociata possono emergere le reali passività. Qualche anno fa quando ciascuna Asl e ospedale si affidava a fornitori di servizi per certune prestazioni o manodopera, sembrava fosse anche un'occasione ghiotta per sistemare i rendiconti: i bilanci apparivano in attivo e le spese sostenute tutte molto impegnative. A oggi la revisione oramai è evidente e basta sovrapporre le innumerevoli delibere firmate dei manager per rendersi conto delle uscite. Dinanzi a questi risultati il presidente Rocca, che già nei giorni scorsi aveva fatto intendere di volersi adoperare per mettere in sesto l'offerta sanitaria, le liste d'attesa fuori controllo e avviare le necessarie nuove assunzioni, dovrà fare delle scelte coraggiose e procedere gradatamente. Certo, le difficoltà finanziarie imporrebbero un incremento dell'Irpef per ripianare i conti del decennio di governo locale in capo al Pd ma questa strada è totalmente impercorribile. Il Lazio paga un'addizionale regionale Irpef pari al 3,33%: la più salata d'Italia e conteggiabile in circa 650 euro a contribuente. In pratica il tetto massimo che Nicola Zingaretti non si è azzardato a diminuire malgrado avesse dichiarato di vantare i conti in ordine. Quindi con un gettito così attestato e costante, l'unica strada sarà quella di attivare nuovi prestiti. Soldi che faranno il paio con gli ultimi 2,5 miliardi già in capo a Cdp.

Coincidenza vuole che proprio ieri, si è aggiunta la relazione del procuratore regionale della Corte dei conti, Pio Silvestri, che ha definito discutibile la fornitura di mascherine anti-Covid per un importo pari a 11 milioni e 776mila euro e mai recuperati. Solo l'ennesimo buco.

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