Letta sente Alfano: non crede alla crisi, ma vuole chiarezza

Il premier segue da New York l'escalation della crisi politica. Fonti di Palazzo Chigi: "Si prepara a reagire". Il Pd in escandescenze. Epifani: "Ennesima prova di irresponsabilità"

Letta sente Alfano: non crede alla crisi, ma vuole chiarezza

Un avvertimento per il Quirinale o la vigilia di una crisi politica che potrebbe portare alla caduta del governo? La domanda circola per tutto il pomeriggio tanto in casa Pd quanto a Palazzo Chigi, lato democratico e a New York, dove Enrico Letta era impegnato prima a Wall Street e poi all’Onu. Lo staff del presidente del Consiglio non fa trapelare nulla, si limita a ricordare gli impegni che Letta ha avuto per tutta la giornata ed è stato concentrato su quelli, ma altre fonti di governo parlano di telefonate che il presidente del Consiglio avrebbe avuto con il vicepremier Angelino Alfano, poi con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e con il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

Il premier vuole capire cosa sta succedendo. In via del Nazareno, al momento, si scommette più sul bluff, sull’ultima forzatura prima della resa, ma qualche avvertimento arriva e proprio da una delle parlamentari più vicine a Letta. "Il Pdl - dice Paola De Micheli al Tg3 - si macchierebbe di una colpa gravissima agli occhi del paese. Credo che non arriveremo a questo. Se dovesse accadere non staremo certo a guardare, col senso di responsabilità che ci caratterizza saremo all’altezza della situazione per affrontare la crisi di governo". Di sicuro, anche Franceschini ha visto Alfano oggi. In teoria, per preparare il prossimo consiglio dei ministri e cercare di evitare che la legge di stabilità, tra un ultimatum e l’altro, finisca sotto osservazione in Ue per il rischio di sforare il patto di stabilità. Ma è evidente che la conversazione sarà finita sulle voci di guerra che intanto trapelavano dal Pdl. Se si trattasse solo di una manifestazione di solidarietà a Berlusconi destinata a concludersi rapidamente con il Cavaliere che ringrazia e chiede a tutti di restare al proprio posto, sarebbe un conto. Ma se davvero il Pdl pensa di tenere governo e maggioranza in una situazione di "pre crisi" fino al 4 ottobre, giorno del voto della Giunta per le elezioni, la situazione potrebbe precipitare rapidamente. "Mentre il premier parla all’Onu e lavora per rafforzare la credibilità internazionale del nostro Paese, mentre affrontiamo emergenze di ogni tipo ci troviamo di fronte a parole e gesti di una gravità assoluta - ha avvertito franceschini - se qualcuno pensa che siano forme di pressione, sappia che sono pressioni a vuoto".

La De Micheli butta lì un "non staremo certo a guardare" che può far pensare ad un gesto eclatante di Letta, ma è chiaro che il premier si muove sempre di concerto con il Quirinale e ogni mossa sarebbe concordata con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In realtà, anche gli uomini di Letta sono convinti che si tratti di un bluff e che il Pdl non andrà fino in fondo, ma questo non significa che il premier sia contento, anzi.

L’ennesimo rilancio del Pdl, reale o tattico che sia, inevitabilmente scatena il Pd, ormai molto vicino al limite di sopportazione, come dimostra la dichiarazione di Guglielmo Epifani che parla di "ennesima prova di irresponsabilità" del Pdl. Ecco perchè, raccontano, "Letta si prepara a reagire" chiedendo "chiarezza" al Pdl.

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