Dicono che l'israeliano naturalizzato italiano, Yoram Itzhak Gutgeld, sia il guru per l'Economia del segretario Pd Matteo Renzi. Forse è così, forse no. Matteo è volatile nelle simpatie. Una volta - per dire - piroettava con Giorgio Gori, il produttore tv, che poi è uscito dal suo orizzonte. Certo è, però, che ha voluto a ogni costo Gutgeld a Montecitorio, catapultandolo dal nulla.
A Natale 2012, lo chiamò al cellulare mentre, da Milano dove vive, era in vacanza a Siviglia con la famiglia. «Yoram, vuoi fare il deputato?», chiese. Yoram ripeté a voce alta, «Deputato?» e interrogò con lo sguardo la moglie. Il problema non era da poco: si trattava di lasciare McKinsey, la multinazionale di consulenza, in cui lavorava ad alti livelli da decenni. La consorte però assentì e lui accettò. Matteo lo candidò in Abruzzo, regione che Yoram conosceva dall'Atlante De Agostini, e così nel marzo 2013 ne è diventato deputato e oggi manda i figli a sciare a Roccaraso. È stato subito inserito, per competenza, in commissione Finanze dove è molto ascoltato. Fin qui, nulla contraddice la sua nomea di consigliere economico principe del sindaco fiorentino.
Lo scorso dicembre però, Matteo ha nominato responsabile per l'Economia della segreteria politica - e dunque dell'intero Pd - Filippo Taddei. Perché mai Taddei, semisconosciuto professorino di Bologna, per di più legato a Pippo Civati (avversario di Renzi alle primarie) e non il guru israelo-italiano? Si è pensato a screzi tra i due. Le cose sono invece più complesse. Gli spiritosi sostengono che Taddei, 37 anni, sia stato preferito perché, in una segreteria giovanilistica, formata esclusivamente da trentenni, un signore di 54 anni, quanti ne ha Gutgeld, avrebbe creato imbarazzi. Altri danno una spiegazione psichica fondata sul murmure dal sen sfuggito a Renzi mesi fa: «Dichon sempre che ho intornoo de' guruu. Chome se io...» intendendo che il solo guru di se stesso è lui. Ecco perché, per marcare la propria autonomia, confonde le acque: si distanzia da Gutgeld, promuove Taddei, va a braccetto con Davide Serra, il rampante finanziere delle Cayman. Una promiscuità che rende però il suo progetto economico oscuro quanto un mistero orfico. Di chi si circonda Matteo? Tralasciando un attimo Gutgeld, gli altri due sono un disastro. Taddei vuole rimettere l'Imu per detassare gli stipendi più bassi e aumentarli di cento euro mensili. Ma, pallottoliere alla mano, è grasso che cola se il gettito dell'Imu dà quattro miliardi l'anno, mentre per dare cento euro mese ai basso-stipendiati (20 milioni) ce ne vogliono ventisei. Taddei, dunque, vaneggia. Quanto a Serra, è dipinto da una frase che gli si attribuisce sul come risolvere i problemi dell'Italia: «Abbatti le pensioni d'oro e quelle ordinarie, rendi licenziabili quelli sopra i quaranta. Così i giovani magari avranno una possibilità». Auguriamoci che Serra e Taddei non abbiano mai voce in capitolo.
Prima di illustrare il pensiero del nostro Yoram, vediamo come il caso lo ha portato tra noi. Gutgeld (che in yiddish ha il significato beneaugurante di «buon denaro») è nato a Tel Aviv da ceppo askenazita polacco. La madre arrivò in Israele prima della guerra, il padre durante. Il resto della famiglia finì ad Auschwitz. A Varsavia, i Gutgeld erano imprenditori edili, un bisnonno fu membro della Dieta polacca. Il padre di Yoram, rifacendosi una vita in Terrasanta, divenne un noto avvocato. Yoram si laureò invece in Matematica a Gerusalemme e l'Esercito lo adocchiò per inserirlo nell'Unit 8200, il servizio segreto di ascolto delle conversazioni nemiche. Già se ti vogliono lì dentro, hai la patente di cervellone. Con la fronte stempiata e gli occhialoni, Yoram ha infatti l'aria di un ex ragazzo di Via Panisperna, il gruppo di teste d'uovo seguaci di Enrico Fermi. Gutgeld scelse però di svolgere la naia in un'unità normale per accorciare i tempi. Aveva infatti altri piani e un ticchio nascente per l'Economia. Conclusa la ferma, si specializzò in Business alla California university di Los Angeles, senza stravedere per gli Usa. Così, volò in Italia per uno stage da McKinsey e di qui - sono ormai 24 anni - non si è più mosso. Si è invaghito di una milanese, l'ha impalmata e ne ha avuto due figli. Da McKinsey ha fatto un carrierone, tanto da essere spedito in Israele per creare una filiale. Con l'occasione, su incarico del governo ebraico, predispose un piano di riduzione di spesa per le Forze Armate, mantenendone intatta l'efficienza. È la ricetta soldatesca che auspica per l'Italia. Il primo politico che scoprì Gutgeld fu Romano Prodi che nel 2006 lo prese come consulente economico dell'ormai dimenticata Fabbrica del programma. Da quel giro ex Dc, il Nostro è approdato nel 2012 a Renzi, col quale ha simpatizzato, partecipando alla Leopolda e altre fiorentinate.
Il sistema Yoram è contenuto in un libro uscito a novembre da Rizzoli, Più uguali, più ricchi. Pensieri sparsi provengono da interviste. Gutgeld considera Vincenzo Visco il migliore ministro delle Finanze. Tremonti e il Cav hanno invece ingigantito la spesa e massacrato lo Stato sociale. Malgrado ciò l'Italia, per Yoram, ha grandi potenzialità, a patto di dargli retta. L'immigrazione è indispensabile e va incoraggiata. Lo ius soli, guarda caso, si confà all'Italia anche se in Israele, dov'è cresciuto senza trovarci niente da ridire, vige il più stretto ius sanguinis. Ridiscutere l'euro è velleitario. Uscirne, avventurismo argentino. Fatte le premesse, il programma è questo. Tagliare le pensioni sopra i 3.500 euro lordi (duemila netti), ricavandone quattro miliardi di risparmi. Per farne? «Asili nido», risponde Yoram, compiaciuto del machiavellico contrappasso di dare ai bimbi ciò che toglie ai vecchi, come si sequestrano i beni alla mafia per fare corsi antimafia. Inoltre: rinuncia alla Tav e alle Grandi opere per concentrare le risorse sulle piccole che creano più lavoro (riforestare il Pollino calabrese?). Seguono privatizzazioni di Ferrovie, Poste e Rai; l'immancabile lotta all'evasione; la riduzione degli sprechi con la chiusura di ospedali sostituiti dalla telemedicina per curare i malati a casa e farci finalmente morire nei nostri letti. Manca, ma arriverà, l'obbligo della cremazione per risparmiare il marmo delle tombe.
Per concludere, Gutgeld ha fatto un piano per ridistribuire la ricchezza che c'è, sorvolando sui modi per crearne di nuova. Un diffuso giudizio tra i lettori del suo libro, è che non vale la carta su cui è stampato. Sono i rischi che corre chi scrive. Vale anche per me, caro Yoram.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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