Una libertà che fa paura

È una svolta paragonabile alla legge sul divorzio del 1970 e a quella sul diritto di aborto di otto anni dopo, solo che non avviene su scala nazionale

Una libertà che fa paura
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In fisica e in filosofia si chiama horror vacui, teoria ideata da Aristotele che afferma che «la natura rifugge il vuoto e perciò lo riempie costantemente». Succede anche in politica ogni qualvolta il legislatore non riesce ad affrontare e regolare questioni che sono di stringente attualità nella società. Così di fronte all'inerzia del Parlamento - invano sollecitato dalla Corte costituzionale nel 2019 a risolvere la questione in un modo o nell'altro -, non la natura ma la rossa Regione Toscana ha deciso di andare per la sua strada e, prima in Italia, ha varato ieri una sua legge sul fine vita che autorizza, a determinate condizioni, il suicidio assistito. Cade così un altro dei tabù etici che negli ultimi anni hanno diviso la comunità scientifica e l'opinione pubblica al punto da portare a una situazione di stallo. È una svolta paragonabile alla legge sul divorzio del 1970 e a quella sul diritto di aborto di otto anni dopo, solo che non avviene su scala nazionale ma riguarda soltanto una piccola fetta dell'Italia e degli italiani, il che già in sé rappresenta un'evidente anomalia, per di più introdotta da una parte politica, la sinistra, che si dice contraria al progetto di autonomia regionale proposto dalle destre. Per quei cattolici, assolutamente contrari all'eutanasia, che si ostinano in tutti i campi a fare patti sociali ed elettorali con la sinistra, è un bello e meritato schiaffone. Ma detto questo a noi interessa, da laici, stare nel merito della questione. La prima reazione è di paura. Sì, a me fa paura l'idea che un essere umano possa decidere non di ammazzarsi - fa parte del libero arbitrio - ma di farsi ammazzare dallo Stato; fa paura che si possa cancellare per legge la speranza, perché per quanto stringenti e serie possano essere le regole di ingaggio, nessuno può escludere che un momento, anche complesso, di sofferenza fisica o psicologica si trasformi automaticamente in una tragedia. Ma da liberale riconosco che ognuno in teoria dovrebbe disporre della sua vita come meglio crede e che lo Stato non dovrebbe ostacolarlo. In realtà l'eutanasia è già legge in diversi Paesi europei e l'accompagnamento a una morte dignitosa già avviene in quasi tutti i nostri ospedali senza tanto clamore.

I casi limite giunti all'attenzione dell'opinione pubblica hanno fatto sì cronaca, ma non inquadrano la storia, tanto valeva non arrivare a spaccare l'Italia e trovare in Parlamento soluzioni condivise, perché chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati sarebbe a questo punto cosa inutile.

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