Disposto a innalzare progressivamente i toni del dibattito per occupare uno spazio politico nel tentativo di strizzare l'occhio a quell'elettorato che chiede a gran voce di smetterla di inviare armi all'Ucraina. Giuseppe Conte è implacabile: insiste con i suoi deliri, puntando il dito contro il governo e indicando nello stop alle forniture militari la strategia per imboccare la strada della pace. Peccato però che sia la Russia a perpetrare atrocità contro il popolo ucraino, senza alcuna volontà di una tregua sul campo di guerra.
L'accusa choc al governo
Il presidente del Movimento 5 Stelle è intervenuto alla Camera in occasione della dichiarazione di voto sulle mozioni relative alle iniziative nell'ambito del conflitto militare tra Russia e Ucraina. Un discorso molto animato che è sfociato in un'accusa davvero esagerata nei confronti del governo guidato da Giorgia Meloni: "Se il governo vuole perorare questa linea guerrafondaia - armi a oltranza e zero negoziati - non si nasconda, venga in Parlamento a dirlo, venga a metterci la faccia. Questo governo chiude gli occhi davanti ai poveri ma ha orecchie pronte per raccogliere le istanze della potente lobby delle armi".
Di quale "linea guerrafondaia" parla Conte? Continuare a sostenere Kiev con aiuti militari è da considerarsi una mossa che non serve per ripristinare la pace? L'avvocato invoca continuamente trasparenza e onestà. Bene, lo dica chiaramente una volta per tutte: ritiene che l'invio di ulteriori armi all'Ucraina debba essere sospeso per gettare le basi per un negoziato di pace? E cosa ne sarebbe della reputazione dell'Italia? Un Paese che si discosterebbe dalla compattezza occidentale. E del popolo ucraino che viene martoriato? Mosca non metterebbe la parola fine a missili e crudeltà.
Quello che Conte dimentica
Il leader del M5S vuole prendersi la scena con l'auspicio di incassare qualche voto dal fronte pacifista che vorrebbe far venir meno il nostro supporto militare all'Ucraina. Ecco perché si è spinto con questi toni. Ovviamente non poteva rinunciare a recitare il solito copione, ribadendo che la vittoria militare su Mosca non può essere considerata un obiettivo: "Non possiamo continuare a pensare a una illusoria disfatta della Russia".
"C'è la necessità di dar voce all'anelito di pace. Esigiamo un cambio di passo dal nostro governo", ha aggiunto Conte. Va fatta però una annotazione per rinfrescare la memoria: c'è la necessità che la Russia sospenda la guerra scatenata contro l'Ucraina, ritiri il proprio esercito e ponga fine alle ostilità che da nove mesi non stanno risparmiando civili, donne e bambini. Integrità territoriale, sovranità e indipendenza sono concetti non barattabili. È un dovere salvaguardarli a difesa dell'aggredito (Kiev) dall'aggressore (Mosca). Scontato? Per nulla. Va ricordato ogni volta che Conte si improvvisa Messia di una pace destinata a restare aleatoria.
Certamente una conferenza internazionale di pace, un trattato, una tregua sul campo di battaglia sarebbero auspicabili. Ma il dato di fatto è che la Russia non ha mostrato alcuna intenzione di arrestare l'attacco contro l'Ucraina.
Anzi, continua a paventare la minaccia nucleare in diverse occasioni. Lo stop all'invio di armi non sarebbe lo sponsor della pace, ma comporterebbe una figuraccia dell'Italia e uno sfregio all'Ucraina. Un contentino al popolo che si professa pacifista. Conte vuole questo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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