La lista Monticarlo in panne: pure Grillo rischia di batterla

Il premier impantanato nei sondaggi: il tentativo di rubare voti centristi a Pdl e Pd non funziona. E fra i candidati spunta De Falco, il capitano del caso Concordia

La lista Monticarlo in panne: pure Grillo rischia di batterla

Roma - Se la scommessa era quella di sparigliare tra i due vecchi poli, rubando voti centristi al Pdl-Lega da un lato e al Pd-Sel dall'altro, i sondaggi di questi giorni non sono confortanti per il professor Monti e i suoi alleati Fini e Casini.

Certo, la campagna elettorale non è ancora ufficialmente iniziata e le liste sono ancora tutte aperte, ma le cifre sparate ieri sul Corriere da Renato Mannheimer dicono che il centrosinistra veleggia verso il 40%, il centrodestra recupera di gran lena e sfiora il 30% mentre la lista Monticarlo resta al 14-15%, alla pari con i Cinque Stelle di Grillo. Fa eco Repubblica, che non ha sondaggi ma interpella un panel di esperti. Verdetto: «Monti non decolla».

Il rischio di non riuscire a rompere la tenaglia del bipolarismo Bersani-Berlusconi e di restare ai margini come Grillo, se i sondaggi si mostrassero attendibili, sarebbe concreto. D'altronde gli avversari di Monti su questo fanno leva: il Cavaliere ha decisamente virato la prua della sua propaganda elettorale verso l'obiettivo del «voto utile», che già lo unì a Veltroni nel 2008 (meglio votare quel «comunista» di Bersani che il Professore, è la sostanza del suo messaggio); il Pd - sia pur con più cautele - usa toni simili e avverte - per bocca di Francesco Boccia, lettiano e dunque tra i più fervidi sostenitori, all'inizio, del governo tecnico: «Siamo convinti che vinceremo a Camera e Senato ma, se non dovesse accadere, il leader del partito più grande guiderà la coalizione possibile, non delegheremo nessuno, e nella peggiore delle ipotesi si riandrà al voto». La guerra ormai è aperta.
E intanto il Professore si trova alle prese col complicato rebus delle candidature e della formazione delle liste, da chiudere entro martedì. Impresa che mette alla prova il pelo sullo stomaco dei «veri politici» (come Monti ha definito Bersani e Berlusconi), figurarsi quello dei tecnici. Ma Monti garantisce che i nomi dei (tanti) aspiranti saranno «vagliati uno per uno» da lui in persona, assistito dal «tagliatore di teste» Enrico Bondi. Sabato si è svolto un primo vertice a tre, con Casini e Fini, altri se ne susseguono in queste ore.

Il braccio di ferro tra ex premier e partiti è sordo ma forte, soprattutto sui numeri del Senato: quanti posti «sicuri» spettano a Udc e Fli nella lista unitaria? Monti ha volentieri aperto le braccia a due giovani leoni finiani che apprezza, Benedetto Della Vedova e Giulia Bongiorno, e ovviamente a Pier Ferdinando Casini che trasloca a Palazzo Madama (nella speranza di contendere ad Anna Finocchiaro la presidenza); ma sul numero complessivo di seggi è assai più severo: Fini e Casini ne reclamano una ventina, il Professore non ha intenzione di mollarne più di 14. Alla Camera Udc e Fli avranno liste autonome e dunque più margini di manovra nelle scelte. E le liste apparentate potrebbero crescere: Marco Pannella ha scritto una lettera a Monti, proponendo l'alleanza alla Camera con la sua lista «Amnistia, Giustizia e Libertà». Una causa alla quale diversi candidati montiani (da Marazziti di Sant'Egidio a Olivero delle Acli, ma anche il ministro Balduzzi) hanno dato la propria adesione al leader radicale, senza contare che lo stesso premier ha voluto recarsi a trovare Pannella in ospedale durante l'ultimo sciopero della sete.

Infine i rumors.

L'Unità, ripreso dalla rete, ha lanciato quello sul capitano Gregorio De Falco. Monti vorrebbe candidato in lista l'ufficiale della Capitaneria di Livorno che la notte del naufragio della Concordia apostrofò Francesco Schettino con il celeberrimo «Torni a bordo, caz...!».

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